LE DONNE DELLA CNA CHIEDONO PIÙ TUTELA PER LA MATERNITÀ
Un’indennità ai fini pensionistici per la maternità con il versamento di due anni contributivi per ogni figlio
| Laura Tuveri |
TREVISO - Le imprenditrici della Cna scrivono al ministro Sacconi. La richiesta è che il Governo rifinanzi le misure innovative di sostegno alla maternità delle lavoratrici autonome.
«Lavoro e maternità, in Italia, sono più inconciliabili che in qualsiasi altro Paese europeo, comprese Spagna e Grecia – denuncia Catia Olivetto, presidente Cna Impresa Donna di Treviso -. Il tasso di abbandono del lavoro, dopo la nascita di un figlio, è del 27,1%. E l’Italia ha un tasso di occupazione femminile del 46% contro il 58% della media europea. È un “lusso” che il nostro Paese non può più permettersi».
Nel dettaglio le imprenditrici chiedono che il Governo attui due provvedimenti; il riconoscimento di un’indennità ai fini pensionistici per la maternità con il versamento di due anni contributivi per ogni figlio; il rifinanziamento dell’art. 9 della legge 53/2000 che contiene misure innovative (es.: il sostituito d’impresa) per favorire la conciliazione tra vita lavorativa e vita privata delle madri lavoratrici autonome (l’ultima graduatoria trimestrale approvata per l’erogazione di contributi relativi al citato provvedimento di legge risale infatti a settembre 2009 ed è relativa alla scadenza del 10 febbraio 2009!).
«Si chiede alle donne di lavorare fino a 65 anni come gli uomini? Siamo d’accordo – continua Olivetto -, ma chiediamo che si apra contemporaneamente un dibattito sulla tutela del valore sociale della maternità, che in Italia è solo sulla carta.
Lo dimostrano i numeri: per tasso di natalità il nostro Paese è tra gli ultimi del mondo, ci stanno dietro solo il Giappone e Hong Kong. Ma un Paese in cui non si fanno più figli è destinato al declino produttivo, sociale e culturale». Per una donna è sempre più difficile conciliare vita e lavoro, soprattutto per le titolari di Partita Iva, ma si tratta di una dimensione vitale per il futuro economico e sociale del Paese.
È oltretutto dimostrato che dove le donne lavorano di più fanno anche più figli, basta confrontare il tasso di occupazione di due regioni italiane agli antipodi come l’Emilia-Romagna (62,1%) e la Campania (27,3%).