L'ospedale Oras di Motta torna pubblico
Via libera mercoledì in Regione alla nuova Spa pubblica che gestirà il nosocomio liventino. E scoppia la polemica
MOTTA DI LIVENZA – L’ospedale Oras di Motta torna pubblico. E scoppia la polemica. Ieri mattina, mercoledì, il Consiglio regionale ha dato via libera alla nuova Spa pubblica che gestirà il nosocomio di Motta, per dieci anni a gestione pubblico-privata. L’UIss liquiderà il socio privato, la casa di Cura di Abano Terme, che detiene il 23% circa delle quote.
E in Consiglio botta e risposta. Chi è assolutamente contrario a rendere completamente pubblico l’ospedale è Diego Bottacin.
«Davvero non capisco la cieca ostinazione con cui la maggioranza trasversale Lega-Forza Italia-PD ha cacciato il socio privato dall’ospedale di Motta di Livenza, trasformando l’ORAS in una spa pubblica, approvando la legge». Spiega Diego Bottacin, capogruppo di Verso Nord in consiglio regionale, «lo studio OASI del 2012, commissionato proprio dalla regione, dimostra che la sperimentazione mista pubblico-privata funziona perché “si utilizzano gli strumenti di gestione più flessibili consentiti dalla disciplina privatistica”».
Il consigliere ha chiesto chiarimenti davanti a un comportamento ondivago del consiglio: «Le pretese della maggioranza sono insensate e schizofreniche, mascherate da scuse blande e contraddittorie. Insensate perché lo studio OASI nota che il motivo del successo della sperimentazione è da attribuire proprio all’impianto privatistico adottato dalla gestione della struttura. E schizofrenica perché è la stessa maggioranza che (giustamente) ha votato una legge, la 24/2014, per impedire alle società pubbliche della regione di avere partecipazioni in altre aziende private, a meno che non sia strettamente necessario. Insomma, ad agosto vietiamo alle Ulss di fare società, ora imponiamo l’opposto».
Bottacin proponeva un approccio totalmente opposto a quelle del presidente della V commissione Padrin: «si faccia cioè una bella asta pubblica, vediamo le quote della regione in modo da massimizzare la profittabilità e investiamo il ricavato dove serve nella sanità veneta».
Durante le dichiarazioni di voto, il consigliere ha chiarito che «dopo aver letto le dichiarazioni di Caner e sentito dalla replica di Padrin che spiegano come la scelta di fare una società interamente pubblica sarebbe dettata soltanto da ragioni di trasparenza, chiedo che per lo stesso nobile motivo di trasparenza siano rese note tutte le consulenze che ORAS ha commissionato e profumatamente pagato negli ultimi anni, potremo così capire se certe consulenze inutili e dispendiose avessero o meno una chiarissima connotazione e provenienza politica».
A favore invece Claudio Niero (PD). "Dopo 20 anni, pensare di prorogare la sperimentazione - dice il Consigliere Regionale del PD Claudio Niero- equivale a dichiarare di non pensare al futuro di quelle strutture e di quell'ospedale".
Il futuro dell'Ospedale di Motta sta nelle schede del nuovo piano sanitario con le quali gli viene assegnato un ruolo di primo piano su scala regionale per la riabilitazione per un bacino di 1,5 milioni di veneti e non solo.
"Allora - continua Niero - la regione deve garantire quanto affermato nelle schede e di non dar luogo a qualsiasi concorrenza pubblica al nosocomio di Motta che oggi è gestito per il 75% dalla ULSS 9, con risultati apprezzati da tutti e, implementando alla riabilitazione altri servizi sanitari e sociali, la regione e Zaia devono garantire la disponibilità a subentrare ai privati se ciò si rendesse Necessario".
Il fatto di far tornare la struttura totalmente pubblica sotto la gestione dell'ULSS, permetterà poi di programmare con maggiori certezze i Servizi sanitari e sociali.
L'ULSS 9 e la conferenza dei sindaci devono per loro conto garantire i livelli attuali di gestione in termini di flessibilità e buon andamento, oltre a stabilizzare i servizi oggi presenti e il buon rapporto con il personale.
"L'idea del Consigliere Bottacin, di tergiversare ancora sul futuro dell'ospedale, - conclude Niero -nuoce allo stesso e al suo territorio, cosi come quella di privatizzare la struttura deresponsabilizza l'ULSS ed il sistema sanitario regionale dal futuro di Motta. È un'idea tutta campata in aria e che rischia di produrre un danno enorme all'opitergino mottense".