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24 aprile 2024

Montebelluna

La mamma di Mattia, morto sul lavoro a 23 anni, invita i giovani a presenziare all’udienza del 3 luglio

“Il processo prende avvio e le scuole sono chiuse, venite a sentire cosa è successo a un giovane come voi”

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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| Ingrid Feltrin Jefwa |

Mattia Battistetti

MONTEBELLUNA / TREVISO – Questa mattina la famiglia di Mattia Battistetti ha tenuto una conferenza stampa a villa Manfrin di Treviso, per chiedere ai giovani di presenziare all’udienza del 3 luglio ma anche per annunciare nuove iniziative volte a tenere viva la memoria del figlio morto a soli 23 anni mentre lavorava in un cantiere a Montebelluna. Nella Villa è allestita la Mostra fotografica dedicata a Mattia “Non numeri, ma persone…” che sarà prorogata fino alla fine del mese di giugno. Nel corso della conferenza si è sottolineata l’importanza del processo in sé non solo per Mattia ma per tutte i morti sul lavoro, ribadendo la richiesta di giustizia da parte della famiglia e delle tante persone che la stanno sostenendo e supportando.

Gabriele Zanella di Unione Popolare che da tempo segue la vicenda di Mattia, ha spiegato che: “Tra un mese noi ci troveremo in tribunale 3 di luglio alla prima udienza del processo vero e proprio che vede 6 rinviati a giudizio: e a tal proposito il livello del processo va evidenziato, sia per i tempi che per l’attenzione del giudice e del pubblico ministero. Chiediamo ai giovani di esserci, visto che le scuole sono chiuse perché quello che è successo può capitare ad altri giovani. Ci deve essere una consapevolezza collettivo di fronte a tragedie simili perché non accadano più”.

Monica Michielin, la mamma di Mattia Battistetti ha quindi preso la parola: “A scuole chiuse auspichiamo di toccare la sensibilità di tanti giovani: il processo è a porte aperte e quindi ci sarà la possibilità di entrare in aula e di assistere. Non sarà un’udienza facile per noi ma dobbiamo esserci e continuare ad impegnarci per tenere alta l’attenzione su quanto successo a Mattia. Abbiamo fiducia nella giustizia e siamo soddisfatti del lavoro di giudice e pubblico ministero, svolto fino ad ora. Speriamo quindi di riuscire a rendere grazie a Mattia e che la sua morte non sia vana, per salvare altre vite e che soprattutto nostro figlio abbia giustizia”.

La mamma ha quindi annunciato due assemblee pubbliche. La prima il 21 giugno alle 20.30 al Centro culturale Due Mulini a Castelfranco dove qualche tempo fa è stata inaugurata una panchina bianca in memoria di Mattia e quindi il 28 giugno sempre alle 20.30 nell’auditorium della biblioteca comunale di Montebelluna. Incontri pubblici a cui tutta la cittadinanza è invitata, durante i quali si parlerà non solo della vicenda che ha drammaticamente segnato questa famiglia ma anche più in generale delle sicurezza nei posti di lavoro. Mamma Monica ha poi voluto leggere la toccante lettera di Marco Bazzoni, metalmeccanico di Firenze, e i tanti messaggi che i visitatori della mostra dedicata a Mattia, hanno lasciato in segno di vicinanza alla famiglia.

Giovanni Zorzi, segretario provinciale del Partito Democratico a Treviso è quindi intervenuto affermando che: “Accertare le colpe vuol dire rendere giustizia a Mattia, sappiamo che è difficile ma dobbiamo essere tutti convinti che va fatto. Serve una mobilitazione culturale. Si parla di sicurezza quando pensiamo alle strade in realtà la vera emergenza è la sicurezza sul lavoro nella quale il Veneto è maglia nera, per le malattia professionali, gli infortuni e le morti sul lavoro. Serve un osservatorio regionale ma anche aumentare il personale del Servizio Prevenzione Igiene Sicurezza Ambienti di Lavoro (SPISAL)”.

I genitori Giuseppe e Monica e la sorella Anna hanno quindi voluto ringraziare la tante persone che gli sono vicine e che li sostengono per tenere viva la memoria di Mattia e chiedere giustizia ma anche per diffondere un messaggio forte sull’urgenza di porre attenzione al tema della sicurezza sul lavoro. La famiglia Battistetti e l’associazione che hanno fondato, insieme ad altri gruppi presenti sul territorio nazionale e a diverse forze politiche si stanno adoperando perché chi ha perso la vita sul lavoro non sia morto invano. La mamma ha quindi letto i nomi e i rispettivi capi d’imputazione dei 6 che sono stati rinviati a giudizio per la morte del figlio, perché: “Come abbiamo sempre detto per noi il risarcimento non ha alcun significato!”.

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