Marco Innocenti ucciso dalla meningite a 22 anni, l'Ulss2: "Chi ha avuto contatti faccia la profilassi"
"Già contattato chi è stato con lui alla discoteca Max Max di Caerano San Marco e la Capannina di Jesolo"
| Isabella Loschi |
CASTELFRANCO - Si allarga a 35 il numero dei contatti stretti, familiari ed extrafamiliari, sottoposti a chemioprofilassi, che negli ultimi giorni sono stati in contatto con Marco Innocenti, il 22enne residente a Salvarosa di Castelfranco Veneto, morto venerdì 25 marzo, dopo due giorni dalla comparsa dei sintomi, per una meningite fulminante da meningococco di tipo B.
Il giovane, dopo aver frequentato il liceo Giorgione in città, studiava scienze della formazione primaria all’università di Padova. Aveva giocato nel settore giovanile della Ats Virtus Castelfranco di calcio a cinque, e una volta smesso era rimasto a dare una mano come vice-allenatore dell’under 15. Lascia i genitori e la sorella più piccola Sara.
Marco, lo scorso fine settimana (18-20 marzo), era stato con alcuni amici anche alla discoteca Max Max di Caerano San Marco e nel locale Capannina a Jesolo. Per questo l’Ulss2, tramite il servizio il Servizio di Igiene e Sanità Pubblica dell'Ulss 2 si è prontamente attivata con l’indagine epidemiologica. “La malattia invasiva da meningococco, causata dal batterio "neisseria meningitidis", ha una incubazione media l’incubazione di 4 giorni e si trasmette per via respiratoria con il contatto diretto da persona a persona attraverso le goccioline respiratorie - spiega il direttore generale dell’Ulss2 Francesco Benazzi - . Per questo abbiamo contattato anche tutte le persone che hanno frequentato i due locali, quello di Caerano San Marco e quello di Jesolo, ed hanno avuto un contatto con il 22enne”.
“Invitiamo tutti coloro che hanno avuto contatti diretti con Marco Innocente nei giorni scorsi a rivolgersi al proprio medico di base per essere sottoposto a profilassi. A questo proposito abbiamo già diramato una nota ai medici di medicina generale dell’area dell’asolano per avvertirli che possono essere contattati da pazienti che hanno avuto un contatto con il giovane, per avere la profilassi. Sarà comunque il medico a valutare se procedere o meno con la profilassi”.
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