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12 novembre 2024

Italia

Maxi sbarco a Lampedusa, Procura Agrigento apre inchiesta

I migranti, tenuti per settimane nei lager di detenzione in Libia, hanno subito torture e violenze di ogni tipo

| Gianandrea Rorato |

| Gianandrea Rorato |

migranti

AGRIGENTO - Finisce in Procura il maxi sbarco avvenuto all'alba di oggi a Lampedusa, con oltre 500 persone a bordo. La Procura della Repubblica di Agrigento, guidata da Luigi Patronaggio, ha aperto un'inchiesta. Gli inquirenti cercano di capire se dietro il viaggio, con le persone stipate a centinaia nella stiva, ci sia una organizzazione. I migranti, quasi tutti uomini, erano stati tenuti per settimane nei lager di detenzione in Libia. E molti hanno subito torture e violenze di ogni tipo.

Sulla più grande della Pelagie oggi sono arrivati in tutto oltre 750 migranti. Al maxi sbarco infatti si sono aggiunti altri mini approdi per un totale di 12. Per tutti è stato disposto il trasferimento nell’hotspot di contrada Imbriacola.

"Qui è il caos. Mentre la Sicilia da lunedì sarà in zona gialla e ai cittadini si impongono nuovi sacrifici, a Lampedusa da ore si susseguono gli sbarchi. Centinaia e centinaia stipati su barconi e barchini. Una vera e propria invasione in piena pandemia" dice Attilio Lucia, commissario cittadino della Lega a Lampedusa, che ha filmato con il cellulare l'ennesimo approdo. "Solo l'ultimo di oggi, è un continuo via vai con le forze dell'ordine ormai stremate - dice all'Adnkronos -. Da mesi va avanti così. Nel silenzio generale. Il ministro Lamorgese? Ha dimostrato tutta la sua incapacità nella gestione del fenomeno, ma Letta dice che non si tocca. Una vergogna".

Torturati con un ferro rovente sulla coscia, bruciati con le sigarette su tutto il corpo, e con una pallottola nello stomaco. Sono solo alcune delle storie, tragiche, raccolte questa mattina dal medico anestesista Alessandro Trainito, che da un mese si trova a Lampedusa, a seguire per Medici senza Frontiere gli sbarchi dei migranti.

I migranti del maxi sbarco erano quasi tutti maschi, giovani, provenienti dall'Africa subsahariana e dal Nordafrica, ma anche dal Bangladesh, dallo Yemen, dalla Palestina, dalla Siria. Tutti arrivati dalla Libia. Dove prima di partire sono stati detenuti e hanno subito violenze di ogni genere.

"Sono stati recuperati da una grossa imbarcazione e trasbordati al Molo Favaloro - racconta il medico anestesista di Msf - questo gruppo ha raccontato di avere subito dei maltrattamenti, di varia natura. Vere e proprie torture. E c'erano i segni evidenti. Un ragazzo aveva una brutta ferita sulla coscia, e ci ha detto che è stato torturato con un ferro rovente". "La ferita si stava rimarginando - dice Trainito - ma era infetta. Quindi va curata subito. Su altri ragazzi giovani c'erano segni di colpi di arma da fuoco, sia vecchi che nuovi. Uno aveva una pallottola nell'addome, a un altro hanno sparato venti giorni fa".

"Poi c'era un gruppetto di ragazzi del Bangladesh che non aveva segni evidenti corporei, ma ci hanno detto di essere stati maltrattati. Alcuni avevano dei segni di bruciatura da sigarette sul corpo". E poi c'è chi aveva il piede gonfio e infetto. "Perché gli hanno infilato nel piede degli oggetti", spiega il medico. Altri avevano delle "cicatrici da bastonate".

 



Gianandrea Rorato

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