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20 dicembre 2024

Vittorio Veneto

"Mettete dei fiori nei vostri zoc"

Il ceppo di un tiglio segato usato come fioriera (anziché portacenere)

| Emanuela Da Ros |

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| Emanuela Da Ros |

VITTORIO VENETO - Amor no l’è brodo de fasòi: non è cosa di poco conto. Inoltre, sappiamo, l’amore è cieco. E così, quando si è travolti da una ardente passione non v’è obiezione che possa indurre a rinunciarvi. Ecco allora che quando, per fondati motivi, serva abbattere un albero comunale insorga subito qualche cittadino che protesta.

Persone in buona fede ma tanto amanti delle piante da non avallare certe drastiche decisioni; anche se la pianta da abbattere costituisce un pericolo per i passanti. La difficoltà di convincere queste persone sulla necessità di certi abbattimenti ha, per suo stesso dire, indotto un assessore a prendere una singolare decisione ancor quattro anni fa. Ha pensato di lasciare bene in vista, emergente da terra una quindicina di centimetri, il grande zoc d’un tiglio di viale della Vittoria incrocio Rismondo, Vittorio Veneto. Era una pianta malata, semicava all’interno, pesante che, come dimostrato una volta segato, poteva collassare al suolo con conseguenze anche gravi.

Dunque il messaggio didattico che il nostro Assessore voleva lanciare era: vedete, l’albero era un pericolo e dovete lodarci, non criticarci quando facciamo gli abbattimenti selettivi. D’accordo, all’inizio si può capire, un esempio concreto val più di tante parole. Ma lasciare lì quel ceppo marcescente come perenne zoc d’inciampo, usato come portacicche e vespasiano canino non è proprio un bel vedere. Anzi, a chi non conoscesse gli intenti pedagogici dell’assessore esso non dà proprio una immagine di efficienza e pura bellezza. Ora, dopo la stagione rigida e in coincidenza con la manifestazione della “Città e il fiore”, una pietosa mano ha voluto abbellire quel ceppo cavo piantumandovi all’ interno dei pansé. Parafrasando il titolo del film di Ermanno Olmi “Torneranno i prati” potremmo concludere che dopo l’inverno, finalmente, “Torneranno a fiorire i zoc”.

 


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Emanuela Da Ros

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