La "montagnola" di Salvarosa continua a conservare il suo mistero
Ritenuta a lungo un antico tumulo funerario, secondo le ultime ricerche è probabilmente di origine molto più recente.
CASTELFRANCO - Il nostro territorio, si sa, è letteralmente circondato da testimonianze storico-artistiche. A volte si tratta di luoghi minori, più nascosti, dove spesso aleggia un velo di mistero. È questo il caso della cosiddetta “Montagnola” di Salvarosa, un piccolo accumulo di terra alto circa 4 metri che troneggia nei campi a sud-est degli impianti sportivi della frazione di Castelfranco.
Studiosi, storici, semplici cittadini si sono chiesti più volte quale fosse la sua origine e la sua funzione. Grazie ai social network, oggigiorno è possibile cercare risposte alla propria curiosità con un semplice post, come quello che ieri ha pubblicato un utente di Facebook, inaugurando una discussione su questo strano monumento castellano.
Dal confronto con altri esempi simili, la “montagnola” è da molti ritenuta un tumulo funerario di origine preistorica o comunque pre-romana, dunque una sepoltura di un personaggio di alto rango. Alcuni si sono spinti ad ipotizzarne un suo utilizzo anche in epoca medievale, quale motta castrense, fortificazione per lo più in legno posta in cima ad una motta di terra.
Tuttavia, in assenza di scavi archeologici, la spiegazione più plausibile è molto meno romantica. Innanzitutto, c’è da considerare, come emerge dalla Carta Archeologica del Veneto, che non sono mai stati rinvenuti in zona alcun tipo di manufatti dell’età del Bronzo o del Ferro, mentre sono testimoniati diversi reperti romani (per lo più dispersi).
Inoltre, fino alle rilevazioni topografiche dell’Istituto Geografico Militare del 1887, non compare mai attestata la “montagnola” in documenti o mappe precedenti, come ad esempio nel vecchio catasto di Salvarosa del 1842 oppure nelle dettagliatissime carte austriache della prima metà dell’Ottocento (tra cui la Kriegskarte di von Zach).
Come sostenuto anche dallo storico Giacinto Cecchetto, molto probabilmente la “montagnola” è il risultato della sistemazione agraria della campagna di Salvarosa avvenuta tra gli anni Quaranta e Cinquanta dell’Ottocento. «La sistemazione agraria rimosse diverso materiale, tra cui alcuni elementi sopraelevati nella località Motte, dove probabilmente in epoca medievale vi era un ‘recinto rurale’, struttura adibita a magazzino per la protezione delle derrate agricole, gestita da un gastaldo dei Canonici del Capitolo di Treviso, proprietari della terra. In ogni caso, niente di riferibile alla ‘montagnola’» specifica Cecchetto, le cui ipotesi sembrerebbero trovare conferma anche nel lavoro di analisi topografica e geomorfologica dell’archeologo francese Robin Brigand.
Quale che sia la sua origine, la “montagnola” conserva comunque il suo fascino, evocando nei castellani nostalgici ricordi, dalle vigne coltivate sopra da cui si ricavava il vino per la messa alle romantiche passeggiate con le fidanzate, mentre c’è già chi si offre per una pulizia dalla vegetazione infestante per una sua valorizzazione.
Nella foto, la 'montagnola' di Salvarosa fotografata da Patrizio De Gregori.