Motta, un nuovo libro sulla casa di riposo di Motta
Sarà presentato il 28 maggio alla presenza dell’arcivescovo Fabio Dal Cin
Da sinistra Otello Drusian, al centro il presidente Renzo Cester, a destra l'archivista maria Grazia Tolotto (Foto Verardo)
MOTTA DI LIVENZA - Un libro sulla Casa di Riposo mottense non l’aveva mai scritto nessuno: lo ha messo nero su bianco in oltre tre anni di lavoro Otello Drusian, storico locale appassionato.
Storia e storie di persone che la Casa l'hanno vissuta, una intervista all’attuale presidente Renzo Cester, un excursus degli ultimi tre anni con il periodo pandemico ma anche e soprattutto una visione per il futuro della Casa, con progetti interessanti. Il volume, il cui ricavato andrà in beneficenza, sarà presentato nella sede dell’ente il prossimo 28 maggio alla presenza dell'arcivescovo Fabio Dal Cin, prelato di Loreto, delegato pontificio per il santuario della Santa Casa e per la basilica di Sant'Antonio in Padova.
Ma già oggi spuntano delle novità interessanti. Nell’opera, alla quale hanno collaborato Maria Teresa Tolotto, responsabile dell’archivio del Duomo di Oderzo, e Monica Grassato per la parte fotografica, ci sono anche numerose chicche che riguardano il futuro.
L’idea era nata nel 2018 dal presidente Renzo Cester che ne ha parlato con Drusian, in quel momento presenza fissa perché qui era ospitato il papà.
Il libro si chiama “Casa di vita per la vita”: perché?
«La storia di questa realtà non può prescindere dall’aspetto umano. Da qui siamo partiti per ripercorrere le tappe di questo percorso. Fin dalla nascita della Basilica a Motta vi fu un luogo per accudire gli anziani, già dal ‘600, per dire. Poi l’ente venne accasato in una palazzina appena costruita: l’attuale sede amministrativa, all’epoca di proprietà dell’ospedale. Per arrivare alla storia più recente».
Ma c’è l’idea di raccontare chi ha vissuto di prima mano questa realtà. Una ricerca spesso difficile…
«Per quanto mi riguarda ho passato tante sere a intervistare chi ha dato un proprio contributo nella casa. Mentre Maria Teresa Tolotto doveva destreggiarsi in un vero e proprio ginepraio di documenti per risalire anche ai motivi che portarono Nicolò Boccassin (probabile lontano parente del papa Benedetto XI) e Maria Tomitano a lasciare una parte di eredità per realizzare quella che oggi è un’eccellenza locale.
Oggi la casa segue 143 ospiti, con più di cento persone impiegate tra medici, professionisti, infermieri, operatori socio sanitari, addetti ai servizi in genere, impiegati e personale amministrativo coordinato dal direttore Giovanni Sallemi e dal direttore sanitario Antonia Gesmundo attiva dal mese di maggio e anche una trentina di volontari. Questi ultimi si occupano, per dirne una, di organizzare gli ingressi nel rispetto delle norme anti-Covid, ma non solo. Senza queste realtà non sarebbero possibili tante attività».
Oltre alla storia, il libro nell’intervista al presidente spiega quello che potrebbe essere il futuro della casa. Si parla della riapertura della chiesetta interna, chiusa ormai da parecchi anni. Un’idea che potrebbe presto diventare realtà. Altra riportata nel volume, è l’avvio dell’Ospedale di Comunità e la costruzione di un ulteriore padiglione in un futuro prossimo. Per il momento progetti, ma che segnalano la volontà di crescere e di non limitarsi alla storia che, comunque, traccia la via.