INFLUENZA SUINA: VACCINO SI O NO?
Nessuno è oggettivamente in grado oggi di dire quale potrà essere l'evoluzione del virus
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Treviso - Di fronte alla minaccia di pandemia rappresentata dalla cosiddetta “influenza suina” le nostre ataviche paure emergono con tutta la loro forza.
La difficoltà di comprendere se si tratti o meno di un vero e proprio rischio letale mina le nostre sicurezze fondamentali, prima fra tutte la salute. Divisi tra garantismo e panico, fra scienziati che dispensano sicurezza e profetiche cassandre che dipingono un domani apocalittico, diventa sempre più difficile orientarsi.
Ma la mia esperienza, da sempre a contatto con il mondo delle erbe, mi insegna che la realtà è proprio questa: la natura cerca e trova sempre i suoi spazi e non esistono modelli matematici che riescano a garantirci in tal senso. Ritengo che l’epidemia alla quale stiamo assistendo rientri nei meccanismi di evoluzione e lo sviluppo del virus è una sorta di processo di omeostasi che compensa lo stress evolutivo del mondo attuale.
Detto questo si pone quindi un grande interrogativo nell’approccio fondamentale all’espansione dell’epidemia: è giusto vaccinare oppure corriamo il rischio di stimolare un salto di qualità del virus?
Va ricordato che fin’ora esso si è comportato in modo piuttosto blando. E’ veloce nella diffusione ma poco aggressivo nell’attecchimento. Le vittime ammontano, attualmente, a 642 persone; l’influenza stagionale, nella sola in Italia, miete circa 5.000 morti ogni anno. Altro aspetto degno di nota, questo virus colpisce il polmone, e la similitudine con la famigerata “spagnola” del 1917 scatta immediatamente. In Spagna sono stati eseguiti dei test sui sopravvissuti alla spagnola che si sono dimostrati immuni all’H1N1.
Di fronte a queste considerazioni, allora, riterrei opportuno che scienziati e politici avessero l’onestà intellettuale di ammettere che nessuno è oggettivamente in grado oggi di dire quale potrà essere l’evoluzione di questo virus perchè così si comporta la natura e che la vaccinazione, o peggio ancora il ricorso preventivo agli antibiotici che potrebbe scatenarsi in caso di ondata di panico, potrebbero essere gli inneschi di questa bomba biologica attualmente inerte.
A mio modesto parere preferirei un’informazione chiara in tal senso che lasci al singolo individuo la libertà, sulla base dei dati acquisiti, di decidere se ricorrere o meno al rimedio piuttosto che vaccinare indiscriminatamente rischiando di potenziare il nemico che a quel punto potrebbe diventare invincibile. La ricerca di un vaccino impiega mediamente circa 18 mesi per individuare la molecola, senza contare i successivi tempi di produzione. Se H1N1 mutasse, saremo spiazzati di fronte al nuovo scenario e non ci sarebbero più i tempi tecnici di intervento.
Cosa fare allora nel frattempo? La diffusione di questo virus avviene principalmente per contatto umano e allora il rimedio della tradizione è sicuramente il più appropriato: lavare molto spesso le mani con il sapone o ricorrere agli igienizzanti naturali, senza risciacquo, a base di oli essenziali battericidi come: timo, chiodo di garofano o estratto di semi di pompelmo.
Dr. Roberto Paladin