Grande Guerra: Memoriale Veneto per capire il presente
Apre a Montebelluna il 3 novembre. Cento anni dopo gli effetti ancora in atto
| Matteo Ceron |
MONTEBELLUNA - Non un museo, né un sacrario, ma un "luogo aperto" per riflettere sulla Prima Guerra Mondiale, in antitesi con la celebrazione retorica della vittoria. Cogliere l'occasione del centenario della fine dei combattimenti per valutare quanto gli effetti di quel conflitto tragico costato dieci milioni di morti continuino a pesare ancora oggi. Sono i punti fermi alla base del Memoriale Veneto della Grande Guerra che nasce a Montebelluna (Treviso) e aprirà al pubblico proprio il 3 novembre, cento anni dopo la firma dell'armistizio a Villa Giusti, a Padova. Pochi oggetti scelti per il forte valore simbolico e grande spazio al racconto a tutto campo, con foto, video, filmati, installazioni multimediali per rendere l'intero quadro storico, sociale, culturale, tecnologico di quegli anni. L'idea di uno strumento moderno di analisi di una materia tanto complessa è di Marzio Favero, sindaco leghista al secondo mandato, che la abbozzò nel 2008 da assessore provinciale.
"E' un luogo di riflessione sul modello francese - spiega - dove il visitatore troverà la chiave per capire gli eventi della Grande Guerra e da cui partire alla scoperta dei percorsi nel territorio, visitare altri musei, i luoghi di guerra con le trincee, i bunker, le gallerie". Nei 2300 metri quadrati ricavati nelle 24 sale della splendida Villa Correr Pisani - con un intervento di recupero condotto con la Regione costato 5 milioni di euro - la Guerra è il veicolo per raccontare le trasformazioni e le innovazioni che comportò: dalla chirurgia estetica, nata allora per ridare un volto ai soldati sfigurati, allo sviluppo della fotografia con le prime Leica compatte e le macchine a soffietto usate dagli ufficiali. Di forte impatto la aala che mostra le foto censurate dei corpi dei soldati in decomposizione affiancate a quelle dei "casini di guerra", che resero vittime anche le donne incaricate di offrire un "succedano di amore" ai militari.
"Abbiamo voluto costruire un luogo per demistificare la guerra - spiega Favero - in antitesi con la retorica fascista degli anni Trenta proseguita fino ai Settanta". Non solo una trasmissione di dati, quindi, ma il modo di intendere la Grande Guerra come innesco dei conflitti che seguirono, a cominciare dagli accordi di pace all'origine della Seconda Guerra Mondiale fino a quelli di oggi. Fu una "guerra di materiali" oltre che massacro di persone, che segnò grandi progressi nella ricerca e nella medicina, dell'industria alimentare e conserviera per sostenere i soldati.
"In Veneto siamo i custodi dei luoghi", osserva Favero, riferendosi alla rete di itinerari su cui, con la partecipazione del Consorzio di promozione turistica Marca di Treviso, si punta anche per far conoscere la regione. Montebelluna si propone come polo e crocevia di questi percorsi bellici su cui si contano 70 tra musei e collezioni. Tra questi, il Museo della Battaglia a Vittorio Veneto, rinnovato nel 2014 e passato da tremila a 17 mila visitatori l'anno, e la bella Scuola Bombardieri del Re a Santa Lucia di Piave, riaperta da pochi giorni dopo un lungo lavoro di restauro, dove si formarono 5.600 ufficiali e 114 mila soldati.