Coronavirus: aperta l'Usca a San Biagio di Callalta fino alla fine dell'emergenza
Nei locali della “Casa rossa” è attiva una delle Unità speciali di continuità assistenziale per i malati di Covid
| Gloria Girardini |
SAN BIAGIO DI CALLALTA -Nei locali della “Casa rossa” di San Biagio di Callalta da alcune settimane è attiva: una delle Unità speciali di continuità assistenziale (Usca) istituite dall’Ulss 2 Marca trevigiana per dare assistenza sanitaria ai pazienti con Covid-19 accertato o sospetto. L’Azienda sanitaria fa sapere che, nonostante il picco dei contagi pare ormai rientrato, l’Usca rimarrà attiva 7 giorni su 7, dalle ore 8 alle ore 20, fino al termine dell’emergenza coronavirus. “Abbiamo volentieri messo a disposizione i locali, che in passato hanno ospitato il distretto sanitario, ora trasferitosi in un’altra ala dello stabile di piazza Tobagi, perché – spiega l’assessore Giulia Zangrando che con il sindaco Alberto Cappelletto gestisce i rapporti con l’Azienda sanitaria – la salute dei cittadini è una priorità che si può meglio garantire offrendo sul nostro territorio una vasta rete di servizi”.
I locali sono stati organizzati in spazi separati da strutture provvisorie in cartongesso a cura dell’ufficio tecnico dell’Azienda sociosanitaria che si farà carico anche della rimozione, una volta che i locali verranno restituiti. La sede è dimensionata in modo da garantire attività di ufficio (postazioni telefoniche e infor matiche), stazionamento e vestizione/svestizione. È inoltre dotata di sistema smaltimento rifiuti ed è quotidianamente garantita adeguata sanificazione. I medici che operano all’intero dell’Usca, almeno 2 sempre in servizio, in compresenza – fa sapere la Direzione sanitaria dell’Ulss2 - si occupano della assistenza sanitaria a domicilio dei pazienti con COVID - 19 accertato o sospetto, in stretto raccordo con i medici di famiglia e con il supporto, quando necessario, del servizio infermieristico di assistenz a domiciliare. L’attivazione dell’Usca avviene esclusivamente ad opera dei medici o dei pediatri di famiglia: non è previsto che i singoli pazienti si rivolgano direttamente al servizio. Ricevuta la segnalazione dai medici o pediatri di famiglia, i medici dell’Unità speciale decidono di volta in volta se procedere alla visita domiciliare oppure attivare il monitoraggio telefonico. Durante la visita domiciliare il medico valuta il quadro clinico del paziente e stabilisce se il contesto abitativo e assistenz iale può consentire la permanenza a domicilio; inoltre educa il paziente all’automonitoraggio o rinforza le competenze nel monitoraggio dei parametri da parte di chi gli fa assistenza.