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22 novembre 2024

Castelfranco

Il paesaggio della Castellana, tra colture tradizionali e vie d'acqua, al centro di un convegno a Castelfranco

All'incontro si è discusso di recupero della coltura promiscua detta 'piantata veneta' e della creazione di un lapidario delle pietre d’acqua del Parco di Villa Revedin Bolasco.

| Leonardo Sernagiotto |

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CASTELFRANCO - Sfruttare anche nel territorio castellano le possibilità offerte dal recupero della coltura promiscua ed introdurre nuovi itinerari per la visita del Parco di Villa Revedin Bolasco. Sono solo due degli spunti emersi nell’incontro pubblico sul tema del paesaggio della Castellana, tenutosi sabato mattina al Teatro Accademico ed organizzato dal Comune di Castelfranco Veneto in collaborazione con il Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali (TESAF) dell’Università di Padova.

Il convegno rientrava nell’ambito delle attività portate avanti dall’Osservatorio locale per il paesaggio della Castellana, strumento promosso dalla Regione Veneto per il confronto pubblico-privato, volto a discutere di tematiche legate alla “ri-costruzione” del proprio territorio e paesaggio.

La mattinata al Teatro accademico ha visto numerosi interventi, tra cui quello della professoressa Viviana Ferrario dell’Università IUAV di Venezia sul paesaggio agrario storico della pianura veneta e quello dell’architetto Claudio Mistura sul paesaggio delle acque, dalla campagna alla villa.

La professoressa Ferrario è intervenuta con un contributo di tipo geo-storico riguardo la diffusione della cosiddetta coltura promiscua, un sistema colturale molto diffuso anche nella campagna veneta (con il nome di 'piantata veneta') fino alla metà del ‘900, caratterizzato dalla coltivazione, nello stesso campo, dell’albero, della vite e dei cereali. Il recupero della coltura mista non solo consentirebbe di aumentare il reddito, ma rappresenterebbe una risposta concreta al cambiamento climatico in una logica di sostenibilità alla nostra agricoltura.

Focus dell’intervento dell’architetto Claudio Mistura, invece, sono stati i risultati di uno studio finanziato dal TESAF sul tema dell’acqua, elemento fondamentale per lo sviluppo del Parco di Villa Revedin Bolasco anche per le sue relazioni con le rogge circostanti, i mulini e, in generale, con il sistema produttivo castellano. Attraverso la realizzazione di un lapidario delle pietre d’acqua attualmente sparse tra corti e magazzini, lo studio ha permesso di individuare due spazi della villa mai censiti in precedenza e che si ipotizza essere stati utilizzati come ghiacciaie, offrendo inoltre spunti per possibili itinerari narrativi sul tema delle acque per approfondire la visita al parco della villa.

 


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