COMMERCIANTI: «SIAMO IN CREDITO VERSO LA POLITICA»
Lo dice il presidente di Ascom-Confcommercio che chiede alla Regione nuove regole su commercio e turismo
| Laura Tuveri |
TREVISO – Crisi: c’è forte preoccupazione da parte dei commercianti che sono sempre più sfiduciati e chiedono alla politica di “riscrivere subito le regole del gioco”. Questo perché “Il territorio le imprese e i loro lavoratori, stanno pagando un conto troppo salato, che non è, evidentemente, solo quello – già caro- del calo dei consumi e della crisi, ma anche quello delle non-scelte dettate dagli interessi speculativi che hanno riempito questa provincia di troppe colate di cemento”.
Parole dure quelle di Guido Pomini (nella foto), presidente di Ascom-Confcommercio, che tratteggia la situazione critica del settore. L’osservatorio sui consumi di Confommercio del terzo trimestre evidenzia una "crisi nera" e una "stagnazione profonda del mercato", in pratica gli imprenditori del commercio hanno, ora più che mai, la “certezza di aver toccato il fondo”.
Da sin, Guido Pomini e il sociologo Vittorio Filippi
Secondo l’ultima rilevazione dell’associazione si consuma molto meno (80%), c’è minor capacità di risparmio (85%), ci sono meno soldi da destinare per mangiare fuori, per divertirsi, per gli spostamenti, e si acquista sempre di più nei discount. Crescono, poi, i prestiti al consumo (25%). I tre mesi presi in considerazione erano anche quelli dei saldi estivi che hanno fatto registrare un “risultato deludente”.
Nonostante l’aumento dell’Iva di 1 punto, i commercianti assicurano di non aver, nella maggior parte dei casi (40%), alzato i prezzi di vendita. Il 30% ha in programma di alzarli, ma non per ora. I commercianti, anche per questo provvedimento sono fortemente critici verso il Governo. Esprime giudizio negativo l’87% degli intervistati e ben il 93% è convinto che questa crisi avrà come effetto quello di deprimere i consumi. E in tutto questo ci rimettono inevitabilmente i lavoratori del settore.
Il 25% degli intervistati prevede di ricorrere nei prossimi mesi agli ammortizzatori sociali. “Occorre riscrivere subito le regole del gioco e porre in chiaro che il tessuto di piccole e medie imprese del commercio, del turismo e dei servizi, che nei primi 8 mesi dell’anno registra sofferenze doppie rispetto alle grandi superfici (0,4 della grande contro lo 0,8 della piccola distribuzione) non può più continuare a fare da ammortizzatore rispetto al riaccendersi dell’inflazione o all’aumento dell’Iva o dei prezzi in acquisto.
E’ indispensabile capire a qualche gioco - sia il Governo locale che quello regionale- intendono giocare. A quale partita economica dovrebbero servire le 24 domeniche all’anno di apertura? A quali consumatori dovrebbero rispondere le nuove ipotizzate superfici di vendita di Casale, Montebelluna, Zero Branco, Castagnole, solo per citarne alcune?” si chiede retoricamente Pomini, visto che le risposte le ha già ben chiare.
Secondo il numero uno di Ascom non serve aprire nuovi punti vendita come l’Ikea a Casale, non serve a quell’80% di famiglie e consumatori che devono rinunciare alle vacanze, al ristorante, ai saldi, a cambiare l’auto e che si ritrovano a chiedere prestiti ad amici e parenti perché ha un lavoro sempre più instabile o precario e sogna la pensione.
“Non serve neppure a quell’87% di imprenditori totalmente sfiduciati sulle vendite, che non solo giudica negativa ed insufficiente la manovra economica, ma ogni giorno, quando alza la saracinesca, si chiede se mai potrà tornare un po’ di fiducia e speranza ad animare un mercato che, su tutti i fronti, dà segni di calo e sofferenza. Le nostre imprese - che peraltro contribuiscono per quasi il 50% alla crescita economica di questo territorio e che per decenni hanno assorbito la forza lavoro fuoriuscita dall’industria- hanno bisogno di una legge certa e sicura che governi questo momento di trasformazione”.