ALLARME PESTICIDI
Esiste una relazione con i tumori?
PIEVE DI SOLIGO. Monia è una giovane mamma di Refrontolo. Ogni anno, a cavallo tra giugno e luglio, porta i suoi tre bimbi in montagna, dove resta per almeno un paio di settimane. Meritate vacanze dopo un anno di scuola e lavoro? Anche, ma non solo. «Scappo dai pesticidi» racconta Monia, che sceglie i giorni di ferie in base a quando i suoi vicini iniziano i trattamenti fitosanitari sui vigneti. Quando gli agricoltori inaugurano la battaglia contro la cicalina, lei prepara armi e bagagli e se ne va in quota, a respirare aria pura. Racconta di non riuscire più a mangiare le verdure del suo orto, perché irrorate dalla deriva dei fitofarmaci. E anche camminare in giardino, durante la stagione estiva, sta diventando un problema. Ha perso la pazienza in un mattino di fine primavera, quando ha visto l’autobus dei suoi bimbi sbucare da una nuvola chimica irrorata da un viticoltore poco scrupoloso. Monia ha persino scritto al sindaco: se la situazione è questa, dovrò abbandonare il mio paese, il paese che amo. E pensare che una volta si prendeva casa in collina per respirare meglio.
La mamma anti pesticidi di Refrontolo è interprete di un sentimento diffuso tra chi vive nei 15 Comuni del Prosecco Docg: business alcolico sì, ma a che costo? Ha senso sacrificare la salute in nome del dio denaro? La battaglia, dalle parti del Conegliano Valdobbiadene, imperversa. Da un lato, c’è chi parla di nesso tra aumento dei tumori e utilizzo dei pesticidi. L’Ulss7 nega tutto: anzi, qui ci sono meno morti per tumore che nel resto del Veneto. Intanto, però, corre ai ripari, e controlla le urine dei bambini. Meglio verificare che non ci siano tracce di pesticidi cancerogeni. Come il mancozeb, fungicida estremamente nocivo, utilizzato senza remore fino al 2007 e ora “sconsigliato” agli agricoltori. Ma basta mostrare il famoso patentino, conseguibile peraltro senza troppi sforzi, e i consorzi agrari continuano a venderlo senza problemi.
I numeri, si diceva. I numeri, fanno paura. Un recente studio della Scuola Triveneta di Discipline Otorinolaringoiatriche ha rivelato che in Italia ci sono dai 13 ai 15 mila nuovi casi ogni anno di tumori della testa e del collo. Il Nordest ha un’incidenza di cinque volte superiore rispetto alle altre regioni. Poi ci sono i numeri locali, divulgati dalle Ulss. Valdobbiadene, patria del Prosecco Docg e del suo fratello nobile, il Cartizze, parla per tutti. Nel 2001 le persone ammalate di cancro, all’interno del territorio comunale, sono 238. Nel 2004, salgono a 341. Nel 2007, sono 439. L’ultimo dato è del 2010, e parla di 473 persone ammalate. «Più ammalati perché di tumore si muore sempre meno», è il mantra degli ottimisti. Magari. Valdobbiadene appartiene all’Ulss8, ma nell’Ulss7 il quadro non cambia. Il Difensore Civico Regionale, sollecitato dal Wwf, ha imposto la pubblicazione dei numeri riguardanti i codici E048, che si riferiscono alle neoplasie maligne. Numeri da prendere con le pinze: l’Ulss spiega che è difficile quantificare il numero preciso degli ammalati, perché molti decidono di curarsi altrove, senza darne comunicazione all’azienda sanitaria di appartenenza. I codici E048 dell’Ulss7, nel 2007, erano 8.760. Cifra lievitata nel 2009 a 9.651, fino al picco di 10.849 persone del 2011.
In sostanza, un malato ogni venti abitanti. Se l’aumento dei tumori è un dato di fatto, non lo è altrettanto il collegamento ai pesticidi usati sui vigneti. I fattori di rischio, negli ultimi anni, si sono moltiplicati.
“l’Ulss7 di Pieve di Soligo ha ricevuto da Venezia il doppio dei contributi per farmaci oncologici
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Le onde dei cellulari, per esempio, erano nell’occhio del ciclone fino a pochi anni fa, salvo poi cadere nel dimenticatoio. Chi teorizza questo nesso, o meglio, chi chiede chiarimenti per scongiurarlo, è Laura Puppato, consigliere regionale del Pd. Si è accorta che nel 2011 l’Ulss7 di Pieve di Soligo ha ricevuto da Venezia il doppio dei contributi per farmaci oncologici rispetto all’Ulss8 di Asolo, nonostante la popolazione sia, numericamente, quasi identica. La Regione ha assegnato all’Ulss7 un milione e 500 mila euro, mentre solo 816 mila euro sono andati all’Ulss8. L’Ulss7, con l’esclusione di Valdobbiadene, abbraccia i Comuni roccaforte del Prosecco Docg: «Forse due indizi fanno una prova» chiosa il consigliere Puppato. «I cittadini di questa area spesso hanno lamentato un uso eccessivo di pesticidi sui vigneti. Non vogliamo creare allarmismi, ma qualcuno deve fare chiarezza sulla presunta connessione tra fitofarmaci e aumento dei tumori».
Più soldi all’Ulss7 perché ci sono più ammalati di tumore, quindi? Neanche per sogno, rispondono da Pieve di Soligo. La dottoressa Tiziana Menegon, responsabile servizio di igiene e sanità pubblica dell’Ulss7, spiega che «nel triennio 2007-2009, il nostro tasso di mortalità è di 356 maschi ogni 100 mila abitanti, e 186 femmine ogni 100 mila. Il dato regionale invece è di 381 maschi e 198 femmine». E pure l’Ulss8, con Valdobbiadene, ha dati che mostrano una mortalità inferiore rispetto alla media regionale: 352 maschi e 198 femmine, rispettivamente ogni 100 mila abitanti. Laura Puppato non è soddisfatta. In fondo, lei chiedeva conto di disparità “sospette” nei contributi erogati. Per questo sarebbero serviti di più dati sul numero di persone ammalate, anziché sui decessi.
Se il consigliere Puppato non è contento della risposta, il Wwf è addirittura furibondo. E porta, a sua volta, altri numeri: «Chi è morto con un tumore nel 2007 è stato molto probabilmente contagiato dall’agente tumorale 10-15 anni prima. Quindi i dati sui morti da tumore proposti dall’Ulss7 si riferiscono all’inquinamento ambientale pregresso del 1995-97, quando la superficie coperta da vigneti era la metà dell’attuale e l’accanimento con i trattamenti era meno elevato. A noi interessa molto anche cosa accadrà ai nostri figli. Cosa accadrà tra 10-15 anni, non cosa è accaduto 15 anni fa».
Districarsi nel balletto di cifre non è facile. I numeri, però, parlano chiaro: gli ammalati di cancro sono in continuo aumento. Nessuna prova scientifica, ad oggi, dimostra la connessione tra questo fatto e l’impiego di pesticidi in agricoltura. Il sospetto, però, è venuto anche all’Ulss7. Tanto che nelle scorse settimane ha raccolto dati per uno studio pilota sui fitofarmaci. Sono stati raccolti campioni di urine di adulti e bambini dai tre ai sei anni, per un totale di 500 residenti dell’area Prosecco Docg. Si valuterà il grado di esposizione ai ditiocarbammati, fungicidi tra i più usati nei trattamenti alle viti. Le famiglie sono state contattate telefonicamente, e la raccolta dei dati è avvenuta tra l’11 e il 22 giugno scorsi, un periodo di intensi trattamenti ai vigneti. I risultati sono attesi entro fine anno. I maligni sussurrano che, vista la modalità di raccolta dei dati, l’indagine si risolverà in una bolla di sapone. Chissà se i numeri tranquillizzanti basteranno a far rimanere a Refrontolo Monia e i suoi bimbi, quando in primavera i vicini torneranno a irrorare fungicidi, rame e zolfo sui suggestivi vigneti del Conegliano Valdobbiadene.
Andrea De Polo