ROMA - "Sono un disoccupato e, del resto, essendo stato io un aedo della flessibilità, adesso giustamente mi tocca sperimentarla, dopo aver scritto su di essa così tante pagine". Così l'ormai ex senatore del Pdl Maurizio Castro, già relatore insieme al collega Tiziano Treu (Pd) della riforma Fornero sul mercato del lavoro, parla a Labitalia con ironia della sua attuale condizione, aggiungendo maliziosamente che comunque "con l'aria che tira può anche darsi che a breve qualcuno mi richiami in servizio".

Scherza molto Maurizio Castro, con la consueta gentilezza che lo contraddistingue, precisando che si è "rimesso sul mercato" e che "forse con tutte queste ristrutturazioni industriali, qualcuno avrà bisogno di me". Prima dell'esperienza politica, infatti, Castro, nato a Vittorio Veneto 59 anni fa, ha lavorato a lungo come manager delle relazioni industriali in grandi gruppi, tra cui Electrolux-Zanussi. E anche in Parlamento, ci tiene a sottolineare Castro, "una cosa è certa: non ho mai avuto una sensazione di inutilità". La sua attività all'XI commissione di Palazzo Madama è stata infatti intensa. "Oggettivamente -ricorda- la commissione Lavoro del Senato ha lavorato molto bene, portando avanti riforme gravose, da quella sul pubblico impiego all'ultima riforma del mercato del lavoro voluta dal ministro Fornero".

"E' accaduto infatti che in quella commissione -spiega Castro- ci fossero protagonisti che parlavano la stessa lingua e, pur nella diversità di opinioni, c'era di fatto una squadra basata sulle competenze in materia di lavoro e impresa. Tutti i giorni -ricorda Castro- abbiamo parlato con la stampa e le agenzie con la massima lealtà e trasparenza e questo ha fatto sì che le riforme fossero raccontate bene e senza distorsioni informative".

Castro esprime per il futuro "una certa preoccupazione che il tema del lavoro e dell'impresa, così centrale per il nostro Paese, sia poco rappresentato nel prossimo Parlamento". "Molti dei componenti della commissione Lavoro non sono stati rieletti -spiega- e certamente è un peccato rinunciare a certe competenze".

Ma il bilancio di questi ultimi 4 anni "è senz'altro positivo". "La politica -conclude- è una malattia che una volta contratta non va più via".

(Labitalia)