Intercettazioni, Pdl rilancia: "Si riparta dal ddl Alfano".
Pd: "Non sono una priorità"
ROMA - La giustizia riaccende le tensioni nella maggioranza. Le vicende processuali di Silvio Berlusconi restano un fronte caldo, ma a rendere incandescenti le polemiche è il ritorno del Pdl su un tasto dolente per il Pd, la riforma delle intercettazioni. Enrico Letta, impegnato nella preparazione di un Consiglio dei ministri cruciale come quello di venerdì, a palazzo Chigi vede Giuliano Amato, il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni e anche il vice premier Angelino Alfano. Non si esclude che con il ministro dell'Interno si sia discusso anche della presentazione di un progetto di legge del capogruppo Pdl in commissione Giustizia Enrico Costa che riprende proprio il vecchio testo Alfano contro l'abuso delle intercettazioni telefoniche.
Una questione che potrebbe innescare nuove tensioni nella maggioranza che sostiene l'esecutivo, dopo le fibrillazioni per la partecipazione dei ministri Pdl alla manifestazione di Brescia pro Berlusconi. Che il clima sia incandescente lo dimostra anche l'altolà, lanciato da Guglielmo Epifani: "Alzare la tensione sulla giustizia e mettere come fa il Pdl in primo piano la questione delle intercettazioni, che non è una priorità del governo e del Parlamento, non aiuta: la smettano", avverte il segretario del Pd. E il capogruppo dem a palazzo Madama, Luigi Zanda, taglia corto: "Non mi sembra che il Pdl abbia i numeri per imporre leggi o modifiche legislative non previste nel programma di governo". Come se non bastasse, nel rapporto tra politica e giustizia entra Marina Berlusconi, la figlia maggiore del Cav che si scaglia contro il processo Ruby definito "processo farsa" realizzato con lo "sproposito di 150mila intercettazioni", "quintali di verbali" che hanno "vivisezionato in modo morboso e vergognoso la via di mio padre", per realizzare, alla fine, "una fiction", destinata a rivelarsi "una bolla di sapone".
Contemporaneamente, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini assicura che nell'ambito delle riforme la Convenzione dovrà valutare anche quella della giustizia ma "sapendo perfettamente che il rispetto "dell'autonomia della magistratura e l'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge non sono cose di destra o di sinistra ma principi costituzionali che tutti devono rispettare". Tiene alta la guardia il capogruppo Pd in commissione Giustizia, Felice Casson che denuncia: "Il Pdl vuole arrivare allo scontro" mentre i senatori democrat stanno ripresentando "le norme proposte nel corso della passata legislatura tendenti, da una parte, a garantire questo strumento fondamentale d'indagine, dall'altro a tutelare la privacy delle persone. Infine, altra questione insopprimibile, è la tutela della libertà di stampa". Il tema della possibile legge-bavaglio fa insorgere l'ex presidente dell'assemblea del Pd, Rosy Bindi, secondo cui ''il tempismo del Pdl sulle intercettazioni se non è sospetto è certamente inopportuno. Sono giorni che Berlusconi e i suoi pretoriani attaccano la magistratura, prima a Brescia e poi a Milano, con toni inaccettabili".
Bindi sottolinea di non aver mai creduto "alla favola propagandistica della pacificazione ma credo che oggi chi anche in buona fede lo sperava dovra' suo malgrado ricredersi. L'ossessione giudiziaria di Berlusconi sta complicando oltre modo l'avvio della legislatura e il lavoro del governo''. E' tutto il Pd, in pratica, a sollevarsi, compresa la componente della commissione Giustizia di Montecitorio, Pina Picierno, che ironizza: "Ci dispiace molto per Costa che evidentemente è vittima di un'ossessione ciclica, visto che ogni tre mesi sente il bisogno di promuovere iniziative contro l'uso delle intercettazioni". La deputata ricorda però che il governo "ha già indicato con nettezza quali siano le priorità per il Paese. Innanzitutto il lavoro, in particolar modo l'occupazione giovanile; la casa e le riforme istituzionali. Il Pd sarà sempre a difesa dell'utilizzo delle intercettazioni, uno strumento fondamentale per le indagini che si e' dimostrato indispensabile soprattutto nelle inchieste contro la criminalita' organizzata".
Insorge la presidente dei deputati M5S, Roberta Lombardi, che denuncia come il sistema si occupi di altro rispetto alle emergenze reali: "Come sempre la politica di palazzo non segue il Paese, che ha altre priorità che non coincidono con gli interessi di bottega. La nostra idea di politica è fatta di cose concrete non di tutela dello status quo comodo solo per alcuni". "Il Pdl perde il pelo ma non il vizio -dice Antonio Ingroia, leader di Azione civile- e dopo due manifestazioni contro la magistratura adesso ripropone una legge bavaglio che di fatto, se divenisse legge dello stato, bloccherebbe buona parte delle indagini''. Per l'ex pm ''si tratta, in pratica, di una fotocopia del progetto di legge presentato da Alfano nella scorsa legislatura. Ma sono davvero queste le riforme istituzionali su cui governo e Parlamento si apprestano a mettere mano? Si comincia con un attacco a magistrati e stampa? Le riforme che servono al Paese sono altre. Questa, al solito, serve soltanto a Berlusconi e ai suoi amici''.
Proprio nei confronti di Ingoria alza il tiro il vice presidente del Senato Maurizio Gasparri (Pdl), che ribalta le accuse: "A proposito di conflitto d'interessi tra toghe e politica -afferma- vorremmo evidenziare la singolare posizione di Antonio Ingroia. In un solo giorno è passato da neo sostituto procuratore ad Aosta a uomo in ferie e infine a capo partito, annunciando la partecipazione insieme al suo movimento alla manifestazione della Fiom. Altro che confusione di ruoli. Su questo si dovrebbero interrogare i membri togati del Csm e chiedere l'intervento del ministro della Giustizia. Chi mortifica il ruolo di magistrato e non ne rispetta la funzione va ricercato al loro interno". A Bindi replica invece Elvira Savino: "Se si vuole creare un clima politico più costruttivo, nell'interesse del Paese -afferama la deputata pidiellina- occorre iniziare innanzitutto dal rispetto verso gli altri. Il termine 'pretoriani', con il quale Rosy Bindi definisce noi parlamentari del Pdl, lo rimandiamo al mittente. Se c'è una pretoriana questa è la Bindi, a guardia perenne del totem dell'antiberlusconismo". "Responsabili sì, silenziati no -avverte la compagna di partito Stefania Prestigiacomo-. Abbiamo più volte ribadito il nostro pieno appoggio all'attuale governo, ma non permetteremo che la magistratura politicizzata tenti di far fuori così subdolamente il nostro leader, e per di più nel silenzio generale. Qui è in gioco il futuro della persona che rappresenta e ispira il piu' grande partito di centrodestra che abbiamo, e se sospettiamo che stia subendo un ignobile attacco giudiziario abbiamo il diritto di porlo all'attenzione pubblica e fargli sentire che noi lo sosteniamo. Non solo vogliono martorizzare Silvio Berlusconi, ma pretendono anche di metterci tutti sotto silenzio?". Lo dichiara Stefania Prestigiacomo del Pdl.
Il nodo delle intercettazioni può attendere? "Io non dico che le intercettazioni possono attendere, mi auguro che si possa travare al più presto una giusta mediazione", replica il presidente dei senatori del Pdl Renato Schifani lasciando via dell'Umiltà. "Io dico: meglio una legge mediocre che una non legge. Oggi - conclude Schifani- sulle intercettazioni non esiste nessuna normativa e nessuna tutela della privacy del cittadino e credo che sia giunto il momento di trovare un momento di corresponsabilità" per arrivare a una soluzione.