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22 novembre 2024

I Figli: l'incerto destino dei Semi

Categoria: Scienze e tecnologie - Tags: figli, genitori, famiglia, bambini, mamma, educazione, timori, severità, apprensione, ribellione, paura, Natura

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Roberto Lucchetta | commenti |

L’armonia familiare spesso tende ad essere minata dai genitori da timori infondati, severità eccessiva e indifferenza: tre eccessi di comportamento che possono creare un’atmosfera “velenosa”. Dietro ad una preoccupazione realistica vi è anche tutto un mondo personale di fantasie, di paure, di ferite ancora aperte e questioni intime irrisolte. Comprendere i reali bisogni dei figli ed esserne riferimento, facendo i conti con il proprio disordine interiore, è una grande prova.

 

Quando un genitore è troppo rigido trova in ogni uscita un motivo di discussione, anticipando gli orari anche quando non serve, doveri familiari “imprescindibili” che occupano la giornata o la serata, ammette un numero rigido e limitato di uscite, senza spiegarne il perché, “E’ così e basta!”, il divertimento è una concessione su base di regole irritanti. Il rischio sarà una ribellione precoce da parte dei figli, che non si spiegano perché devono seguire delle regole che non comprendono e che suonano spesso come provocatorie, imparando così che il piacere non è un diritto ma qualcosa di sbagliato.

 

Il genitore apprensivo permette molto ma vede pericoli ovunque. Riempie i figli di consigli, attenzioni e dubbi. Vive una paura continua diffondendola nell’aria di casa innescando il rischio in loro di respirare un mondo che fa paura. I figli si faranno un’idea del mondo come di un luogo avverso e l’ansia dei genitori trasmetterà in loro un senso di sfiducia ed impotenza di fronte agli eventi. La famiglia diventa una cappa d’ansia dalla quale si vorrebbe sfuggire ma che sentono impossibile privarsene.

 

Per il genitore indifferente i figli possono fare quello che vogliono, l’importante è che se la sbrighino da soli e non portino i problemi a casa. “Sono autonomi, loro fanno la loro vita e noi la nostra”. Non chiedono dove vanno, quando tornano, con chi sono, se stanno bene o male, tanto…un letto ce l’hanno! Ma bastasse solo il letto…e invece mancherà un centro, perché i figli han bisogno di sentire l’interesse dei genitori, fosse anche un semplice “Come stai?”, perché anche se si comportano da adulti in realtà non lo sono ancora. Ecco allora il rischio che possano cercare al di fuori, in persone sbagliate, nuovi riferimenti affettivi ed emotivi, rapporti sentimentali di dipendenza, di trovarsi in situazioni “adulte” troppo presto.

 

I genitori devono saper educare (educare deriva da ex-ducere, cioè, tirar fuori), ma non attraverso dei cliché dettati dall’esterno per ricalcare l’essere un buon genitore. Nei figli c’è già tutto quello che ci deve essere, tutta la conoscenza universale e il rinnovamento che porteranno nel mondo. Solo un rapporto spontaneo e rispettoso sarà in grado di non distruggere il buono che c’è, evitando di inquinarlo con inutili cerebralismi, e realizzare la loro autentica Natura.

 

Ogni bambino vive profondamente all’interno della propria dimora psichica, nel castello della propria Anima, e ha su questi diritto di sovranità assoluta. Quando ignoriamo tale sovranità e invadiamo tale fortezza, il bambino non prova soltanto rabbia ma anche vergogna, concludendo che, se non possiede autorità, evidentemente non possiede nemmeno valore.

 

L’incerto destino dei semi è il simbolo dei tanti destini possibili dell’esistenza umana. Nell’eterno conflitto tra i desideri dei genitori e le volontà dei figli, chi vincerà? Sarà il seme ad avere l’ultima parola? In fin dei conti, facendo un’analogia, una volta staccatosi dalla pianta madre, lei potrà fare ben poco. Ma le piante sono furbe. La pianta madre riesce ad esercitare il controllo dei figli anche dopo aver lasciato il nido: ciascun seme disperso, è infatti avvolto in strati di tessuto materno. E sarà la pianta a programmare gli strati in cui avvolgere ciascun seme, in modo che siano più duri o teneri e decidere i tempi di germinazione. Finché non viene liberato dalla schiavitù del rivestimento del seme, l’embrione resterà alla mercé della madre. Bambini in “castigo” che non riusciranno a sfuggire ai legami materni se non nell’ora e nel clima che lei ha deciso.

 

Ma una volta innescata, la germinazione è un processo irreversibile; quando un seme imbocca questa strada non può più tornare indietro. E lo farà attraverso una vasta gamma di stratagemmi per non sbagliare.

 

Impariamo ad esserci senza intervenire, facciamoci da parte ad osservare la Natura crescere…



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Roberto Lucchetta

Dott. Roberto Lucchetta
Psicologo - Psicoterapeuta - Psicosomatista
Via M. Bertuol, 1
31020 - Frescada di Preganziol (Tv)


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