PAOLO NON SI ARRENDE ALLA VITA
E' la risposta a don Mazzocato degli attivisti della Cellula Coscioni che sostengono il testamento biologico dell'uomo malato di sclerosi
| Laura Tuveri |
Treviso - Un errore, non si può trattare di altro. "Dire che Paolo Ravasin si sta arrendendo di fronte alla vita significa non avere colto il significato del suo testamento biologico". E quello che pensano gli attivisti della Cellula Luca Coscioni di Treviso rispetto allo scritto di don Giuseppe Mazzocato, fratello del vescovo, pur non nominandolo mai. “Paolo – si legge in una nota - combatte, tutti i giorni, per una vita migliore. Comprende la propria situazione, e con lucidità chiede il meglio per sé, chiede di essere curato in una struttura adeguata, di avere gli strumenti per comunicare poiché parlare lo affatica, combatte ogni giorno perché quella che conduce sdraiato nel suo letto si possa ancora chiamare esistenza. E poiché la vita va oltre i gesti meccanici che ci permettono di respirare e di nutrirci, Paolo Ravasin ha dei valori in cui crede, e per i quali combatte, mettendo la propria esperienza a disposizione di una causa, di una causa giusta.Non c’è nessuna resa, in questo, da parte sua, anzi, c’è una straordinaria forza, c’è il coraggio di mostrare il proprio volto sofferente mentre ci dice: accolgo questa sofferenza, la faccio mia, ma c’è un limite oltre al quale tutto questo non avrà senso e non avrà valore, ci sarà un giorno un momento di rottura, dal quale non sarò capace di tornare indietro, e non per volontà, un momento nel quale di quella che io reputo vita non rimarrà nulla, e io chiedo che finisca lì. Senza rancore”.