Non basta l'insegnante per la didattica a distanza
"Si introduca il tutor e si creino punti DaD per chi è sprovvisto della strumentazione"
VITTORIO VENETO - Carlo De Bastiani, il nostro editore, di didattica a distanza ha cominciato ad occuparsi quando ancora così non si chiamava e nemmeno si immaginava potesse accreditarsi, prepotentemente e all'improvviso, in una scuola impermeabile e resistente per natura a trasformazioni e innovazioni strutturali.
In principio era formazione a distanza, erogata per qualificare lavoratori, aggiornare dipendenti d’azienda e avviare i giovani alla professione. In Friuli migliaia di persone sono state formate dallo IAL (come allora si chiamava l’istituto di addestramento al lavoro), dove lavorava Carlo De Bastiani.
Funzionava allora, oggi un po’ meno: come mai?
Perché la didattica a distanza non è la trasposizione della lezione frontale. L’errore è proprio di ordine metodologico.
L’insegnante deve andare in aula in modo diverso
Con modalità sincrona e a-sincrona. Ma non può andarci da solo
Da chi dovrebbe essere accompagnato?
Da una figura terza che nella formazione a distanza è centrale e dovrebbe esserlo anche nella Dad: il facilitatore
E quale sarebbe il suo ruolo?
Quello di motivare gli studenti... E all’età delle superiori ce n’è proprio tanto bisogno. Ma poi anche organizzare la lezione, offrire supporto tecnologico al docente, predisporre materiali e slides.
Un tutor quindi, che faccia da regia
Che inviti i partecipanti, controlli le presenze ma sia anche di supporto a chi non dispone della strumentazione necessaria o adeguata; oppure che non ha neppure la possibilità di connettersi.
Questo è un punto dolens
Ma si può risolvere, creando ad esempio dei “punti DaD”, nelle sedi stesse degli istituti oppure nei patronati, negli oratori dove poter mettere a disposizione tutta la strumentazione necessaria per chi ne è privo.