IL NORD FINISCE SULLA PONTEBBANA
Il segretario provinciale della Lega Nord insiste sulle due Italie. E precisa: Nessun nord è troppo a nord
| Emanuela Da Ros |
VITTORIO VENETO – Ma tu, Toni, le vuoi davvero due Italie? Toni, l’interlocutore a cui rivolgiamo la domanda, è il sindaco di Vittorio Veneto e segretario provinciale della Lega Nord. Gli diamo del tu perché Toni (Gianantonio Da Re, in foto ndr) ha una qualità dalla sua: non si fa né i formalismi, né i baffi.
Gli chiediamo questa cosa delle due Italie perché corre voce (voce pubblicata sulla rassegna stampa del Comune di Vittorio Veneto) che Da Re sia favorevole alla secessione. Che abbia dichiarato che cechi e slovacchi, spagnoli e catalani, valloni e fiamminghi abbiano fatto (o stiano facendo) le scelte più giuste.
E non ha nessuna intenzione d rimangiarsi la parola.
“Purtroppo – esordisce Toni Da Re – Purtroppo è indispensabile pensare a due Italie. Una laboriosa, che fa, che paga, che risponde in prima persona. E una che si sottrae alle responsabilità. Non è possibile – continua il primo cittadino – che in Veneto il ticket sanitario venga pagato da 4 milioni di residenti su un totale di 4 milioni e 900 mila abitanti e in Sicilia, su una popolazione numericamente equivalente, lo stesso ticket sia versato da un milione di persone. Se qualcuno non l’ha ancora capito, è ora che lo faccia. La recessione, la crisi globale richiede consapevolezza dell’essere comunità. Richiede senso di responsabilità. L’unica strada percorribile oggi è salvare il salvabile. Ed è giusto che l’Italia che lavora e produce e paga si salvi.”
Quindi, secondo te, la soluzione finale è la divisione dell’Italia?
“Non è una divisione territoriale o geografica. E’ una divisione basata sulle prestazioni, sulla legalità, sul fare, sul rispondere in prima persona. Le leggi nazionali dovrebbero essere rispettate al Nord come al Sud. I patti di stabilità delle amministrazioni dovrebbero essere perseguiti in ogni regione. Ma non è così. E se chi non rispetta i patti si rende conto del divario e si da’ una mossa per colmarlo, l’Italia può restare una, altrimenti no.”.
Toni: un po’ ti contraddici. Parli della necessità di creare due Italie in base a un criterio di operatività e rispetto della legalità o del bilancio. Ma poi accenni a un Nord e a un Sud. Che sono porzioni di patria designate geograficamente.
“Certo. L’Italia del Nord è quella operosa.”
E dove finisce il Nord?
“Per me potrebbe finire pure sulla Pontebbana. Nessun nord è mai troppo troppo a nord”.
Tu accenni alla crisi, alla recessione…Ti faccio notare che il presidente del Consiglio Berlusconi, che governa con la Lega, cioè con il tuo partito, ha sempre affermato che la crisi è stata superata. Che va tutto bene, che è la sinistra che si lamenta per nulla…
“Per Berlusconi la crisi non è mai esistita. Invece c’è. C’era da quando è stato introdotto l’euro, da quando gli esperti economisti hanno detto che con l’euro tutto si sarebbe risolto. La verità è che siamo nella merda.
Anzi non abbiamo toccato il fondo. E sai cosa penso? Che la gente è stanca. Che se stiamo qui a parlare di unità d’italia a 150 anni dalla sua formalizzazione è perché l’unità non è mai stata davvero completata. Penso che la gente ricorrerà a una secessione spontanea."
Una rivoluzione?
Una reazione a uno stato di cose insostenibile. La storia ci insegna che di fronte al caos, al dramma la gente reagisce. E’ dal basso che avverrà la svolta. Necessaria.