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22 novembre 2024

Treviso

Oggi in piazza a Treviso con Lgbte contro la bocciatura del Ddl Zan

Giorgio Romanello: "Dimostreremo che il Paese reale è distante anni luce dal vergognoso comportamento di coloro che in Aula hanno esultato". Appuntamento alle 16

| Roberto Grigoletto |

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| Roberto Grigoletto |

Lgbte Treviso in piazza contro la bocciatura del Ddl Zan

TREVISO - Nell’ultimo giorno del mese di ottobre non sarà, neanche a Treviso, un “pride” ma una protesta sofferta, una manifestazione con la morte nel cuore quella convocata per le sedici in piazza Santa Maria dei battuti da Lgbte di Treviso quando ancora brucia la bocciatura in Senato del Ddl Zan. Giorgio Romanello è uno degli esponenti di Lgbte Treviso. Lo abbiamo raggiunto a poche ore dall’inizio della manifestazione.

Sarete in piazza tra poco per protesta contro la bocciatura del Ddl Zan: cosa direte ai trevigiani?

Daremo voce allo sdegno di tutta la società civile per ciò che è successo in Senato lo scorso 27 ottobre. Dimostreremo, assieme alle altre Piazze d’Italia, che il Paese reale è distante anni luce dal vergognoso comportamento di coloro che in Aula hanno esultato per aver, di fatto, affossato una legge di civiltà, la cui mancata approvazione rappresenta una sconfitta per l’intera società.

Perché è finita così secondo voi? Poteva andare diversamente o questo epilogo era già scritto?

La vita e la sicurezza delle persone che fanno parte delle categorie sociali più esposte alla violenza e alla discriminazione sono state sacrificate sull’altare della politica di palazzo. Probabilmente l’epilogo sarebbe stato diverso se qualcuno tra coloro che hanno votato la cosiddetta “tagliola” avesse dovuto farlo senza lo scudo del voto segreto.

Si poteva provare a mediare ancora? Tutto il possibile è stato fatto?

La storia delle battaglie di civiltà portate avanti dal movimento LGBT+ italiano è fatta di passi avanti faticosi, spesso, purtroppo, frutto anche di compromessi politici. Ma la parola mediazione perde ogni accezione positiva quando si fa riferimento alla vita delle persone. L’esito del voto segreto ha dimostrato che, di fatto, chi dichiarava di voler mediare era in malafede. Non avrebbe, quindi, avuto senso inseguire ulteriori improbabili compromessi con chi non ha mai davvero voluto questa proposta di legge.

Che occasione è stata persa? Esistono ancora secondo voi le condizioni per riprendere il cammino laddove è stato così bruscamente interrotto

È stata persa l’occasione di allinearci alla maggioranza dei Paesi Europei e di colmare una lacuna normativa che pone l’Italia dal novero dei Paesi civilmente più avanzati. Il cammino è in salita, ma è necessario continuare a percorrerlo. Le Piazze di questi giorni lo stanno chiedendo a gran voce. È auspicabile ripartire da una legge di iniziativa popolare, perché non possiamo gettare la spugna.

Come Lgbte state pensando di intraprendere un altro percorso?

A livello locale sarà necessario mantenere alta l’attenzione sul tema. Non vogliamo e non possiamo permetterci di darci per vinti. È opportuno mandare un messaggio chiaro, che parta dal basso e che sposti la discussione dalle sale della politica alle piazze delle nostre Città.

Il Paese secondo voi ha capito cos’era il DDL Zan?

La maggior parte della popolazione era (ed è) favorevole all’approvazione del ddl Zan perché, nonostante la campagna di disinformazione portata avanti dai soliti noti, ha capito che non avrebbe limitato la libertà di pensiero e di espressione, ma avrebbe offerto una tutela necessaria a categorie di persone esposte a violenza e discriminazione che a oggi ne sono sprovviste, integrando le norme che già puniscono l’odio razziale, etnico e religioso.

Perché la via dei diritti è così irta di ostacoli in Italia?

Perché la politica ha abdicato al suo ruolo più alto. I nostri rappresentanti sembrano ormai più orientati a costruire la propria base di consenso che a offrire soluzioni lungimiranti ai problemi reali del Paese: nutrono con la propaganda le frustrazioni dell’elettorato più sprovveduto, offrendogli una visione semplicistica e faziosa della realtà e scoraggiando l’autonomo pensiero critico. In uno scenario come quello appena descritto, i diritti delle minoranze finiscono per essere rappresentati come minaccia per la libertà di pensiero, un sovvertimento delle tradizioni, un capriccio e una pretesa che distoglie il dibattito politico dai “problemi reali del Paese”.

 


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Roberto Grigoletto

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