Pesa la didattica a distanza ma gli studenti non la bocciano
Interessante inchiesta realizzata dal Cosp-Astori di Mogliano Veneto. Secondo lo psicologo Andrea Vettorato rappresenta per i ragazzi una protezione dall’emergenza che viviamo.
TREVISO - Di DaD ne sanno un po’ tutti. Perché non c’è chi non ne abbia sentito parlare all’epoca della pandemia. Un tempo percepito più lungo ancora dei tredici mesi pandemici perché vissuto dai bambini e su su fino agli studenti del liceo, con una intensità pari alla fatica. Un tempo più che sufficiente a una riflessione su cosa è stata sinora - e cosa ha prodotto - la didattica a distanza. È quanto si è provato a fare al collegio “Astori” di Mogliano Veneto, dove si sono confrontati studenti e genitori. Il dott. Andrea Vettorato è uno degli psicologi e orientatori del centro Cosp-Astori di Mogliano, uno dei più seguiti e apprezzati non solo nella Marca ma anche in regione.
Cosa si pensa della DaD? Quali sono gli atteggiamenti e cosa pensano i ragazzi sulle videolezioni?
In questo periodo di pandemia abbiamo avuto la possibilità di incontrare e interagire con gli allievi delle classi prime e seconde superiori all’interno del progetto formativo sull’emergenza covid “Raccontati un po'”, facendoci un’idea su alcuni effetti e ricadute del DaD. La prima impressione generale è che le opinioni siano quasi in parità fra chi preferisce la didattica a distanza e chi invece previlegia l’apprendimento e la lezione in presenza.
Questo smentirebbe la narrazione seconda la quale gli studenti vorrebbero tornare tutti sui banchi in classe
La percentuale degli studenti che preferiscono la presenza è leggermente maggiore, ma non ha una incidenza così rilevante come ci si poteva aspettare. Questo ci ha fatto riflettere sul fatto che i ragazzi tendono a considerare la D.A.D. sotto due aspetti differenti.
Che sarebbero?
Gli apprendimenti da una parte e il poter stare insieme con i compagni in presenza dall’altra. Dal punto di vista della didattica e degli insegnamenti emerge che i giovani preferiscono le lezioni a distanza in quanto riescono a gestire in modo più semplice il carico di lavoro e le spiegazioni con gli insegnanti. Eccezion fatta per alcune materie per loro più difficili.
Ma la socializzazione non si continua a ripetere che è un elemento imprescindibile?
Certamente pesa molto il fatto che non potendo andare a scuola i ragazzi sono limitati nel poter vedere, vivere e incontrare i propri compagni. Spesso i loro interventi manifestano il dispiacere di non poter stare assieme, né confidarsi, ridere, o scherzare. Così come scambiarsi un abbraccio, o magari mangiare un panino assieme. Cioè poter condividere, aspetti e realtà della loro vita, con quelle persone che sentono più vicine: i propri amici. E poterlo fare “in presenza, in vicinanza”. La mancanza della “classe come luogo di relazione, confronto e crescita” emerge come un peso e quasi una sofferenza per la maggioranza delle opinioni.
I genitori invece che cosa dicono? Sono preoccupi per gli effetti che l’assenza da scuola sta producendo a livello di apprendimenti?
Si preoccupano certo per la qualità degli apprendimenti temendo un atteggiamento meno impegnato rispetto a quando i figli erano in presenza. D’altro canto non si può non sottolineare che emergano alcuni segnali di rilassamento e di disattenzione negli allievi, motivati anche dal fatto di svolgere le lezioni nella “comodità della propria stanza”.
Che hanno comportato ovviamente anche dei cambiamenti di stile di vita...
La mancanza di quegli stimoli quotidiani legati all’alzarsi presto la mattina, prepararsi ad uscire, spostarsi per andare a scuola rischiano di incidere sull’atteggiamento dei ragazzi sulle lezioni da seguire, per cui per alcuni la DaD sta diventando una “forma di lezione meno seria”, più distaccata dalla realtà a cui erano abituati. Vuoi per il periodo, vuoi per l’età (14-16 anni) l’attrazione verso le cose più comode e meno impegnative sembra risultare per alcuni un coefficiente importante e negativo, nell’equazione “scuola uguale studio uguale impegno”. Quasi fossero in attesa di tempi migliori.
Alla fin fine allora la DaD non viene bocciata...
La didattica a distanza per la maggioranza degli allievi sembra comunque una valida e possibile soluzione rispetto la necessità di protezione dall’emergenza che stiamo vivendo. Ma questa scelta non può sostituire tutte quelle relazioni, contatti e vicinanze proprie del condividere momenti ed esperienze di socializzazione che i ragazzi cercano e di cui hanno così bisogno.