Piave: dove non è arrivata la Giunta Zaia è arrivato il Governo Meloni
Commissariato il tanto contestato progetto delle casse di espansione di Ciano del Montello
CROCETTA DEL MONTELLO – Le popolazioni rivierasche del Piave, scavalcate ancora una volta. Sembra proprio che quello che pensano i cittadini sia cosa di poco conto per chi governa. Già, perché se prima la Regione Veneto ha difeso a spada tratta il progetto delle casse di espansione di Ciano del Montello, contestatissimo da Comuni rivieraschi, ora a metter becco ci ha pensato pure il Governo Meloni. Il 18 ottobre scorso, con l’entrata in vigore del decreto Ambiente, è stato disposto il commissariamento del progetto. Nel documento sono infatti inseriti due commi secondo i quali sarà Marina Colaizzi, segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale delle Alpi Orientali a valutare il da farsi. Quindi la palla rimbalza ora dalla Regione allo Stato, resta da capire quali siano le intenzioni della commissaria ma soprattutto se finalmente le istanze delle popolazioni rivierasche saranno ascoltate o meno.
Sulla novità è intervenuto l’assessore regionale alla difesa del territorio e ambiente, Gianpaolo Bottacin: “Al netto del fatto che da ora in avanti la gestione delle opere sarà in capo a un commissario di governo nominato dal Mase, vorrei soltanto ricordare che l'ipotesi che ha proposto la Regione ormai da anni, tramite mia delibera, è quella di realizzare una serie di casse di espansione in destra orografica, nelle grave di Ciano, con arginature le più basse possibili e in terra battuta al fine di avere il minor impatto ambientale possibile. Quindi – precisa Bottacin – non si tratta della riesumazione del vecchio progetto degli anni 90 con muraglioni in cemento armato alti 9 metri e più, o dighe più a valle o altre soluzioni ancora. Oggi, per quanto mi riguarda, questa è ancora la soluzione proposta dalla Regione”. Comunque sia, ora a occuparsene non sarà più la Regione e quindi la dichiarazione dell’assessore lascia il tempo che trova.
Giovanni Zorzi e Matteo Favero, rispettivamente segretario del PD Provinciale di Treviso e il responsabile Ambiente regionale e provinciale sul commissariamento invece affermano che: “La nomina del Governo Meloni, in barba alla tanto sbandierata autonomia, della commissaria Colaizzi, a cui si è arrivati per tentare di risolvere l’annosa vicenda delle opere di messa in sicurezza del medio corso del Piave, stronca ancora una volta la gestione sbagliata da parte della Giunta Regionale. Una questione incagliata da anni, nonostante i fondi messi dal Governo Gentiloni nel 2016 per la progettazione delle opere affidata al tempo alla Regione, con comitati, cittadini e sindaci di ogni colore politico contrari rispetto al poco fatto sino ad ora, mentre il cambiamento climatico colpisce sempre più il nostro territorio”.
I due esponenti dem quindi concludono: “È stata avanzata una proposta su un “ponte-diga” che sembrerebbe sostituire il progetto delle casse di espansione a Ciano. In attesa di capire meglio di cosa si tratti, ci preme ribadire al Commissario Colaizzi quelle che da sempre sono le nostre richieste: innanzitutto si tengano in considerazione le giuste preoccupazioni delle comunità rivierasche, con i testa i sindaci dell’area, si prevedano poi interventi lungo tutta l’asse del fiume e, accanto alla messa in sicurezza del Piave, si attuino interventi complementari di rinaturalizzazione di un ambiente fluviale unico, partendo da una stretta alle enormi escavazioni di ghiaia sul letto di uno dei fiumi più sfruttati d’Europa”.
La questione è importante tant’è che i consiglieri regionali del Pd, Francesca Zottis, Jonatan Montanariello e Andrea Zanoni chiedono che sia convocata in audizione la Commissaria Colaizzi: "Il commissariamento per la messa in sicurezza del Piave è il risultato di anni di incapacità da parte del governo regionale. Ma ciò non deve significare che la Regione faccia da spettatrice rispetto alle decisioni che verranno assunte. Da troppi anni stiamo aspettando una soluzione reale, di tutela delle popolazioni del Trevigiano e del Veneziano che abitano lungo le sponde. Ma in questo percorso che necessita di un'accelerazione, serve in ogni caso un dialogo istituzionale che coinvolga la Regione, per capire nel dettaglio progetti e tempi di intervento. Analizzando la compatibilità tra i costi e gli impatti sull'ambiente e la biodiversità con l'esigenza di mettere in sicurezza le popolazioni". Insomma, sulle rive del Piave non si sa ancora se l'escavazione e la cementificazione la faranno da padrone nel greto del fiume.
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