"I picchi di Zaia hanno procurato al Veneto il primato di contagi e decessi"
Crisanti è intervenuto a una assemblea del CoVeSap. "Tamponi rapidi poco affidabili e posti in terapia intensive sovrastimati".
| Tommaso Colla |
VENETO - I "picchi di Zaia": se tra novembre e dicembre - al tempo della seconda ondata - il numero di contagi e di decessi per Covid-19 in Veneto è stato il più alto in assoluto, lo si deve alla zona gialla in cui la nostra regione è stata classificata grazie ai dati errati che il Governatore ha fornito al ministero riguardo i posti letto in terapia intensiva. Che non sono mai stati 1016 ma poco meno di 700". Il CoVeSap coordinato dal dott. Maurizio Manno è tornato a ribadirlo ieri sera durante una assemblea Zoom che più partecipata non avrebbe potuto essere, visto che i posti disponibili in piattaforma sono stati letteralmente presi d'assalto a inizio collegamento.
E del resto tra gli invitati a parlare della "Anomalia veneta nella seconda ondata Covid-19" figurava anche il prof. Andrea Crisanti che oltre ai risultati delle sue ricerche ha spiegato come e quanto deleterio si sia rivelato l'impiego dei tamponi antigenici, in gergo rapidi. Prima di lui, a prendere la parola è stato il dott. Roberto Buzzetti, accreditato epidemiologo che - dati, grafici e tabelle alla mano - ha descritto dimensioni e intensità dell'ondata (la seconda) anomala della pandemia nel Veneto. Mentre Laura Puppato, imprenditrice ed ex sindaco di Montebelluna, ha ripercorso la crisi che in quei mesi ha attraversato l'ospedale della sua città, con la saturazione del reparto di terapia intensiva.
Ma è stato Andrea Crisanti ad andare, senza perifrasi, al cuore del problema: i tamponi antigenici. Con una sensibilità sotto al settanta per cento - ha spiegato il virologo - non possiamo giustificare il loro uso a livello diagnostico. Eppure sono stati utilizzati a man bassa per riscontrare le positività di personale medico-sanitario e degli ospiti delle case di riposo. Il trenta per cento di soggetti positivi non individuati rappresenta però una percentuale molto elevata. Falsi negativi, in altre parole, che credendo di non aver contratto il virus lo hanno poi inconsapevolmente diffuso.
Crisanti ha dato conto dei suoi studi su pazienti altamente contagiosi a fronte di tamponi rapidi negativi: "Un errore gravissimo". Che sommato al calcolo sovrastimato delle terapie intensive ha cullato i veneti per un mese e mezzo nella illusione di una sicurezza decretata dalla collocazione in fascia gialla. Quando invece la maglia indossata, purtroppo, era già quella nera visto che ormai il contenimento pandemico era andato fuori controllo. Gli interventi di Crisanti, Buzzetti e Manno, coordinati da Andrea Tornago, giornalista de "L'Espresso" sono stati messi a disposizione dal CoVeSap nella piattaforma Zoom.