Primo trapianto di pene in Usa, su un soldato ferito in missione
Nel 2014 il primo al mondo in Sudafrica
E' tutto pronto in Usa per il loro primo trapianto di pene. A sottoporsi all'intervento, che sarà eseguito al Johns Hopkins Hospital di Baltimora, sarà un soldato che ha subito gravi lesioni all'inguine nell'esplosione di una bomba. Il donatore non è stato ancora identificato e si aspetta di trovare un organo che abbia alcune caratteristiche specifiche, come tono e colore della pelle compatibili.
L'intervento - riporta il 'Daily Mail' - richiede una microchirurgia dei nervi e dei vasi sanguigni, ma potrebbe aprire la strada ad altre procedure dello stesso tipo e ridare la speranza di una nuova vita sessuale a 60 militari che hanno subito lesioni ai genitali mentre prestavano servizio. L'intervento dovrebbe essere eseguito nelle prossime settimane.
Il primo trapianto di pene è stato eseguito, con successo, al Tygerberg Hospital in Sudafrica nel 2014 e recentemente i chirurghi hanno rivelato che il paziente diventerà papà.
Per Gabriele Antonini, urologo-andrologo di Roma e chirurgo esperto in protesi peniene, "sarà una vera sfida per l'équipe medica, un'operazione molto complessa dal punto di vista micro-chirurgico, con un alto rischio di rigetto dell'organo per cui non ci sono riferimenti sulla letteratura scientifica".
"Fino ad oggi - sottolinea Antonini all'Adnkronos - si preferito scegliere la creazione di un neofallo. Ci sono centri specializzati in Gb, Usa e Italia che usano i lembi di Chang (lembo radiale dell'avambraccio) e una trasposizione della cute vascolarizzata e innervata con una anastomosi micro-chirurgica a livello dei genitali. E' un'operazione a cui si sottopongono le donne che vogliono cambiare sesso. Su questa procedura - osserva il chirurgo - c'è una buona esperienza ed è una sorta di autotrapianto, è chiaro che non essendoci i corpi cavernosi e la vascolarizzazione non c'è un'erezione. Questo problema si risolve in seguito con una protesi peniena".
"Nel caso del trapianto il discorso è molto diverso - ricorda Antonini - si usa l'organo prelevato da un donatore cadavere e viene eseguita una anastomosi molto complessa con il microscopio elettronico per suturare tutti i vasi alcuni invisibili ad occhio nudo. Una procedura che deve essere fatta da un team molto preparato e poi il paziente dovrà prendere degli immunosoppressori per tutta la vita per evitare il rischio di rigetto, molto alto. La sfida del trapianto di pene - conclude - da un punto di vista medico-scientifico è davvero alta. Vedremo come andrà a finire".