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10 novembre 2024

Italia

Riforme, sì a mozione Pd-Pdl Letta: abbiamo 18 mesi di tempo

| Carlo De Bastiani |

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| Carlo De Bastiani |

Riforme, sì a mozione Pd-Pdl Letta: abbiamo 18 mesi di tempo

ROMA - "Tutto molto bene". Enrico Letta è soddisfatto del sì alle mozioni di maggioranza sulle riforme arrivato prima dal Senato con 224 sì, 61 no e 4 astenuti e poi dalla Camera con 436 voti favorevoli, 134 contrari e 8 astenuti. Ora la strada è tracciata.

"Questi 18 mesi devono essere il tempo in cui termina il percorso complesso" delle riforme, aveva detto il premier, parlando al Senato nel dibattito sulle modifiche istituzionali che il governo di coalizione punta a realizzare. "Un'occasione storica, di quelle che dobbiamo e possiamo cogliere fino in fondo. Ci giochiamo la credibilità tutta delle Istituzioni e della politica nei confronti dei cittadini. Sono convinto che non sprecheremo questa grande occasione. E' alla nostra portata" la possibilità di avere istituzioni con "maggiore capacità di decisione, di rappresentatività, di essere europee nella loro efficacia e nella loro capacità decisionale", dice ai parlamentari il capo del governo.

Concetto poi ribadito in seconda battuta anche alla Camera: "Quella che comincia oggi forse è la più importante delle riforme strutturali del nostro Paese, una riforma strutturale che ridia credibilità alle Istituzioni, la capacità di decidere e di decidere rapidamente".

Nel percorso delle riforme, aveva detto già a Palazzo Madama ci sarà bisogno di mettere mano alal Costituzione: "Noi abbiamo la più bella e robusta carta costituzionale, ma nonostante abbia retto bene dobbiamo cambiarla oggi rispetto alle esigenze della nostra società". Attualmente il Paese "non ha istituzioni che lo rendono capace di decidere» ed essere «capaci di decidere è il primo tema all'ordine del giorno".

Un percorso impegnativo che vede Letta proporre una "consultazione anche attraverso la rete" tra i cittadini. "Dovrà esserci -spiega il premier- un percorso con tutti i cittadini che vogliono essere nel processo riformatore".

Primo ostacolo resta quello della riforma elettorale. Oggi lo scontro è stato sulla mozione Giachetti per il ritorno al Mattarellum. Proposta su cui il governo ha espresso parere negativo in Aula, alla Camera.

Il presidente del Consiglio ha spiegato a Montecitorio il no dell'esecutivo, perché "prefigurare una soluzione oggi" sulle questioni di merito che vengono sollevate "sarebbe il modo che non ci aiuta nella modalità ampia, larga e aperta con la quale dobbiamo riuscire a discutere". Per gli stessi motivi il premier ha espresso parere contrario alle mozioni che hanno come primi firmatari Giorgia Meloni, di Fratelli d'Italia, e Riccardo Nuti, del Movimento 5 stelle.

Intanto 43 parlamentari del Pd hanno sottoscritto un documento nel quale esprimano alcune valutazioni critiche, "preoccupazioni" scrivono, sulla mozione del governo sulle riforme e mettono in guardia dal rischio di "stabilizzazione del Porcellum". Tra i firmatari ci sono Rosy Bindi, Pippo Civati, Vannino Chiti, Walter Tocci, Laura Puppato e Sandra Zampa. "In merito alla mozione di maggioranza - si legge nel documento - oggi in votazione a Camera e Senato relativa al processo di riforma costituzionale, pur apprezzando i miglioramenti introdotti rispetto all'impianto originario, manifestiamo le seguenti preoccupazioni". Innanzitutto, "la deroga alla procedura di revisione costituzionale rappresenta un oggettivo problema e un pericoloso precedente". Poi, "l'estensione delle materie soggette a riforma cui si fa riferimento nella mozione configurano una riscrittura sostanziale della seconda parte della Costituzione la quale semmai esigerebbe un sensibile rafforzamento del sistema delle garanzie procedimentali".

"E' quanto meno discutibile - prosegue il documento firmato dai 43 parlamentari Pd - che siano le Camere a chiedere al governo di impegnarsi a varare un disegno di legge costituzionale che introduca una tale deroga su materia eminentemente parlamentare quale quella della procedura di revisione costituzionale. E poi, "sulla questione della forma di governo è indispensabile che il lavoro istruttorio del Comitato sia preceduto da un dibattito e un indirizzo del Parlamento".

"Nella parte finale del dispositivo -si sottolinea- si prospetta anche l'ipotesi, dalla quale dissentiamo, di un solo progetto di riforma complessiva anziché, come si richiederebbe, di provvedimenti distinti per titoli e materie sui quali, in Parlamento, possano liberamente prodursi maggioranze non precostituite e diverse in ragione dei singoli, specifici oggetti. Del resto, tutti i quattro 'saggi' nominati dal Presidente Napolitano che si sono occupati della questione, su questo punto concordemente, hanno prospettato, a conclusione dell'iter, referendum confermativi 'distinti per singole parti omogenee'. Infine, "nel testo della mozione si stabilisce un nesso tra il buon esito delle riforme costituzionali e, a valle, l'eventuale e conseguente riforma delle legge elettorale, con il concreto rischio della ennesima, deprecabile stabilizzazione del 'porcellum', in aperta contraddizione con il solenne impegno da tutti proclamato della sua cancellazione".

E Matteo Renzi, ospite di 'Otto e mezzo' condivide il timore: "Ho un'unica preoccupazione. Quella che il governo e la maggioranza rinviino troppo, giochino di rimessa e facciano melina. Non vorrei che il governo delle larghe intese diventasse il governo delle lunghe attese... Decidano perché con il Porcellum non si va da nessuna parte".

(Adnkronos/Ign)

 


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