Rischiano di essere un flop i tamponi rapidi fortemente voluti da Zaia
Assai poco sensibili, si fanno scappare un trenta per cento di falsi negativi. Scarsa la percezione del contagio in atto in Veneto
| Tommaso Colla |
NORDEST - Sdoganati dal ministero della Salute i tamponi antigenici. Quelli rapidi, per intenderci, di terza generazione. Entrano quindi di diritto – insistentemente richiesti in Veneto – per il monitoraggio del contagio, visto che in diversi contesti se ne fa già largo uso. Le perplessità non mancano. Quelle del prof. Crisanti, tanto per cominciare. E quelle del Covesap, che ha sempre messo le mani avanti: “E’ noto da tempo che i tamponi antigenici di prima e seconda generazione hanno una bassa sensibilità visto che soggetti pur essendo positivi al Covid-19 risultano negativi al test”.
Albergherebbe proprio qui peraltro la ragione della diffusione a macchia d’olio del virus in Veneto nelle scorse settimane. “L’uso esteso, ormai per mesi, di tamponi rapidi altamente specifici ma assai poco sensibili, seguito dalla scarsa percezione del contagio in atto e quindi dalle basse misure di distanziamento sociale da parte dei cittadini veneti, è stato tra i principali fattori che hanno portato il Veneto in cima a tutte le classifiche del contagio per settimane. La cosa inspiegabile è il fatto che i tamponi molecolari siano usati per confermare i positivi già individuati dal tampone rapido, anziché per palesare i falsi negativi che sappiamo essere sfuggiti in numero rilevante, trenta per cento e oltre”.