"A scuola fino a luglio, una follia: potevano pensarci prima e definire un piano in Regione"
Carlo Garzara guida la Rete degli studenti medi della provincia di Treviso: mancano i mezzi di trasporto ma anche connessione e strumentazioni per la DaD
TREVISO - Di andare a scuola fino a luglio - come annunciato l'altro ieri dal ministro Azzolina - non se ne parla proprio: “Siamo decisamente contrari; non è mandandoci più a lungo a scuola che si migliora l’istruzione. Il problema non è recuperare la perdita di ore, semmai di potenziare le risorse in dotazione alla scuola italiana”. Carlo Garzara, 20 anni, da tre è alla guida della “Rete degli studenti medi” della provincia di Treviso. Frequenta l’istituto alberghiero “Massimo Alberini” di Lancenigo.
Quindi niente “proroga” delle lezioni in estate?
No, non ci stiamo proprio a fare un mese di scuola in più. Sarebbe peraltro vanificare lavoro e sacrifici degli studenti e dei docenti che in questi mesi hanno cercato in tutti i modi di lavorare sodo nonostante tutte le difficoltà.
Non potrebbe essere un modo per colmare le carenze nella gestione della scuola?
Appunto: avevano tutto il tempo per pensarci, la scorsa estate. A cominciare da Zaia e dal suo assessore all’istruzione , ai quali avevamo chiesto – come Rete degli studenti regionale – di aprire un tavolo di confronto, invitando tutte le componenti della scuola per mettere a punto un piano.
Invece, niente?
Non esiste alcun piano scuola della Regione Veneto. Così ci siamo trovati a dover rientrare a scuola pieni di paura per le note ed evidenti condizioni di insicurezza della cosiddetta ripartenza. Chi avrebbe dovuto fare qualcosa non si è mosso.
Il 7 gennaio però si rientra tutti.
Magari per ritornare a casa subito dopo, come con la prima falsa partenza. Noi e i nostri professori siamo i primo a voler rientrare in classe. Ma per davvero. I nodi veri però non sono stati ancora sciolti.
I trasporti, ad esempio?
Anche la Mom a settembre si è mossa senza un piano, addirittura mettendo a disposizione un numero di autobus inferiore al fabbisogno. E ci si stupiva dei mezzi stipati che si dirigevano tutti praticamente nella medesima direzione per raggiungere la stessa meta. Ripenso ancora agli autisti durante quelle settimane…
Perché?
Come può un autista guidare il pullman e nello stesso tempo controllarne la capienza? E poi: a nessuno è venuto in mente che alla mattina, su quegli autobus, non salgono soltanto studenti ma pure lavoratori pendolari e pensionati e gente comune?
La didattica a distanza, dal punto di vista degli studenti, quanto è stata utile e potrà esserlo in futuro, anche non in situazioni di emergenza?
Il problema numero uno è che la DaD si inserisce purtroppo in un sistema scolastico obsoleto. Sono passati anni dall’ultima importante riforma della scuola e purtroppo gli interventi che nel frattempo sono stati apportati hanno prodotto soltanto tagli. Come potevano le nostre scuole trovarsi preparate all’appuntamento con questa nuova didattica a distanza?
Problemi di connessione e di strumentazioni anche…
Mi pare evidente che non sia possibile fare lezione attraverso il display di un cellulare. E’ uno stress per tutti. Anche per i prof. ai quali sono richieste modalità diverse di fare lezione e un notevole lavoro in più.
Ma per gli studenti che hanno a disposizione tutto l’occorrente, non è più comodo seguire da casa?
Sei ore di lezione, alla mattina, seduti alla scrivania della camera davanti a un pc. Altre tre, come minimo, al pomeriggio per studiare e prepararsi a verifiche e interrogazioni. Sinceramente non ci vedo tutta questa comodità.