SCUOLE MATERNE PRIVATE: 19 A RISCHIO CHIUSURA
Oggi in Prefettura consegna simbolica delle chiavi delle strutture. Grido d’allarme di Fism e Comuni per la mancanza di fondi da Regione e Governo
| Laura Tuveri |
TREVISO - Scuole materne parificate: sono a rischio di chiusura 19 scuole trevigiane. Per segnalare la grave situazione in cui versano molte parrocchie trevigiane e della provincia e i forti disagi che si creerebbero per le famiglie in caso di chiusura, oggi, venerdì 15 aprile, don Carlo Velludo, parroco a S. Angelo e coordinatore delle scuole materne di Treviso, ha simbolicamente consegnato le chiavi di queste strutture al prefetto, Aldo Adinolfi, al quale ha chiesto sostegno per segnalare la grave situazione al governo che rappresenta sul territorio.
Le scuole materne private in provincia sono 237 ed accolgono 20 mila alunni, ben l’80% di chi frequenta l’asilo. Danno lavoro a 1.500 maestre. Ad accompagnarlo c’era anche una nutrita delegazione di genitori, Giancarlo Frare, presidente Fism, Federazione italiana delle scuole materne non statali, e Vigilio Pavan, presidente dell’associazione dei comuni della Marca trevigiana i quali hanno inviato una missiva diretta a Berlusconi, a Tremonti alla Gelmini e per conoscenza al governatore del Veneto, Luca Zaia, all’assessore regionale alle Politiche dell’Istruzione E al collega con delega alle Politiche sociali, oltre che ai sindaci dei Comuni della Provincia di Treviso.
Da sin: Frare, il prefetto Adinolfi e don Velludo
I tagli imposti dal Governo rendono sempre più difficile tenere aperti gli asili che svolgono un grandissimo servizio che altrimenti dovrebbero accollarsi in toto i Comuni, che seppur con difficoltà, cercano di sostenere queste importanti entri che, soprattutto in Veneto, Sono un’istituzione. La nostra regione, in rapporto alla popolazione scolastica dei bambini dai 3 ai 6 anni, è quella che possiede una rete di scuole dell’infanzia non statali, ovvero scuole pubbliche paritarie, più diffusa e più radicata sul territorio.
Con lo slogan “Prima i Bambini”, oggi il sacerdote, Frare e Pavan hanno voluto incontrare il prefetto per strappare la promessa che si farà portavoce delle istanze presentate stamani. Il tutto per non disperdere un importante patrimonio di solidarietà e sussidiarietà, frutto anche dell’impegno di tante famiglie, benefattori, associazioni, enti morali, parrocchie, amministrazioni comunali per dare vita e mantenere gli asili popolari prima, e ora, con il nuovo nome e l’aggiornata funzione educativa, i centinaia di centri per l’infanzia.
“In Veneto due bambini su tre, dai 3 ai 6 anni, frequentano queste scuole che, dal 2000 in forza della legge 62, sono inserite nel sistema scolastico pubblico integrato, in quanto scuole pubbliche paritarie. Nella nostra Regione 1100 sono le scuole dell’infanzia paritarie che fanno riferimento alla Fism gestite da parrocchie, ordini religiosi, associazioni di genitori, enti morali; altre 120 “paritarie” sono gestite da Comuni e da Ipab” scrivono Frare e Pavan.
Il prefetto ha invitato don Carlo a riprendersi le chiavi, promettendo di farsi promotore delle sue istanze a Roma. Come si sostengono le scuole della Fism? Di contributi dei genitori, che coprono ormai il 60% del costo di gestione, mentre i contributi pubblici (Stato, Regione e Comuni) coprono il rimanente 40%. Otto anni fa il rapporto era esattamente inverso. Il contributo versato dai genitori, nelle scuole dell’infanzia paritarie (escluse le comunali), è mediamente di 150/170 euro al mese, mentre le famiglie che portano i loro bimbi alle scuole materne pubbliche statali pagano solo il pasto, circa 70/80 euro al mese (un maggiore costo a carico delle famiglie e le stesse tasse da pagare).
Nella missiva rivolta al Governo si fa notare che neanche la Regione, per i vincoli di bilancio, ha accolto l’istanza di aumentare il contributo per le scuole dell’infanzia, bloccato a 15 euro al mese, e non ha reintegrato il taglio del 17% del contributo per il funzionamento dei nidi (307 sono le scuole della FIism che hanno realizzato, accanto alla scuola d’infanzia, anche un nido per i piccoli dai 12 ai 36 mesi, con circa 7 mila bambini). “Salvo un ripensamento, che riteniamo ancora possibile, le prospettive per le nostre scuole non risultano affatto buone e gli operatori sono orientati ad un rassegnato pessimismo.
Ad oggi la stessa Regione ha portato il contributo da 12 milioni di euro per l’anno 2009 a 14,5 milioni di euro per l’anno 2010, con previsione di analogo contributo per il 2011, a fronte di un fabbisogno stimato in circa 29 milioni di euro e ciò solo per poter contenere ai livelli attuali l’intervento delle famiglie” scrivono Frare e Pavan che fanno presente che gli Enti Locali, anche essi gravati dal Patto di Stabilità, non sono in grado di sostenere ulteriormente queste scuole del territorio, pur contribuendo in media con 36 euro al mese per bambino.
Il rischio di chiusura è dietro l’angolo se non si interviene subito a tutti i livelli, prima che sia troppo tardi, prima di disperdere un prezioso patrimonio, sostegno fondamentale per molte famiglie dove entrambi i genitori lavorano e, comunque, anche se la madre non lavora, è importantissima la frequenza degli asili quale contributo alla crescita del bambino. Per scongiurare la chiusura gli esponenti del Fism e dei Comuni chiedono di ricevere subito finanziamenti certi e adeguati nel tempo.
“Sapevamo di venire qua non per trovare soldi, ma per essere ascoltati, crediamo che le istituzioni hanno ancora un valore perché sarebbe triste essere venuti fin qui se il prefetto non ha alcun peso all’interno delle istituzione. Speriamo di avere risposte concrete a questi concreti bisogni degli italiani. Altre volte siamo stati presi in giro. Lo ha fatto la Regione, (don Velludo aveva dato del bugiardo all’assessore regionale al Sociale Sernagiotto, che lo voleva anche denunciare, ndr) da cui attendiamo ancora il saldo per l’anno scolastico 2009-2010. In questi giorni ho chiamato in Regione per sapere quando ci erogheranno il contributo per le spese di trasporto dello scorso anno scolastico. Mi è stato risposto che no ci sono soldi e che nel bilancio 2011 questo voce verrà tolta. Noi abbiamo iniziato l’anno scolastico sapendo di poter contare sul contributo, mentre ci viene detto quasi a fine anno che non ci sarà e noi avevamo modulato le rette confidando in questi soldi. Ecco questo è l’aiuto concreto che ci viene dato dalla Regione. Una presa in giro” ha detto amareggiato don Velludo.
“Io non posso promettere nulla. Mi impegno a comunicare agli organi centrali il disagio che si sta creando in questa provincia riguardo alle scuole materne paritarie, augurandomi che possa presto giungere un aiuto concreto. Naturalmente chiedo anche l’aiuto delle istituzioni locali affinché intervengano tramite i loro esponenti politici” ha detto il prefetto. All’incontro era presente anche il sindaco di Maserada sul Piave, e candidato presidente del Pd alle provinciali, Floriana Casellato, che se la prende con la Lega che ha contribuito, a suo dire, a mettere in ginocchio gli asili privati.
“Indecente trasformismo leghista, parlano di federalismo e contemporaneamente dai palazzi romani tagliano proprio al territorio qualsiasi forma di sopravvivenza. Salato fuori 300milioni per scorporare i referendum dalla data delle elezioni amministrative ma non i 13 necessari a scongiurare la chiusura degli asili nel trevigiano” ha detto Casellato, ribadendo il proprio appoggio alla Fism, federazione delle scuole materne paritarie della provincia.
“Fanno bene parroci e direttori delle scuole paritarie a consegnare le chiavi al Prefetto. Questi tagli mettono in ginocchio famiglie e Comuni. Il servizio offerto dalle scuole per l’infanzia è fondamentale e arriva lì dove le strutture pubbliche sono impossibilitate ad assorbire la domanda d’iscrizione, coperta per ben l’80% dalle paritarie. Grazie alla distruttiva logica dei tagli attuata da Governo e della Regione la rete dei servizi al cittadino ormai è allo sfascio. Oggi tocca agli asili, per loro si decurta il 47% delle risorse statali. Da settembre a pagare saranno anche gli insegnanti della scuola pubblica. Decurtare della metà le risorse che aiutano le materne comporta un innalzamento esponenziale delle rette, in un momento già difficile come quello che stiamo vivendo. Innumerevoli saranno le richieste d’aiuto rivolte ai Comuni, oggi più che mai vessati tra i tagli e i Patto di stabilità, che non permette ai sindaci di disporre pienamente dei pochi fondi a disposizione neppure per mettere in sicurezza edifici scolastici e asili”.