25/04/2024pioggia e schiarite

26/04/2024nubi sparse

27/04/2024nubi sparse

25 aprile 2024

Treviso

La situazione economica radiografata dal Comandante della Finanza

Intervista al Colonnello Serena

| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

immagine dell'autore

| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

 La situazione economica radiografata dal Comandante della Finanza

Un anno fa la Guardia di Finanza ha scoperchiato in provincia di Treviso una realtà dai contorni discutibili e drammatici dal punto di vista finanziario. L'ispezione alla sede centrale di Veneto Banca venne vissuta con trepidazione dai trevigiani. Come può inquadrare e definire quella iniziativa della Guardia di Finanza?

Per quanto di mia conoscenza, la Guardia di Finanza è intervenuta presso istituti bancari in Veneto e non solo, su delega dell’Autorità Giudiziaria per vagliare una presunta ipotesi di ostacolo alla vigilanza della Banca d'Italia. La tutela del risparmio come bene comune, la stabilità ed il regolare funzionamento del sistema bancario, in modo che sia regolare e non alterato, costituiscono una specificità dell’azione di servizio della Guardia di Finanza, a tutela degli interessi dei risparmiatori e della trasparenza dei mercati finanziari. In questo campo, il Corpo, attraverso le articolazioni specialistiche di polizia valutaria, svolge una penetrante attività di prevenzione e repressione di tutti gli illeciti perpetrati sul mercato finanziario, mobiliare e assicurativo, con particolare riguardo alle condotte più insidiose di manipolazione del mercato e di abuso di informazioni privilegiate. In generale, noi siamo un punto di riferimento per le attività di vigilanza affidate alle Autorità di settore: Banca d'Italia, Consob, assicurazioni.

 

A quasi un anno dal suo arrivo, qual è la sua percezione della realtà trevigiana con i suoi punti di forza e di debolezza, dal suo osservatorio privilegiato?

Avevo prestato servizio anni addietro nel Veneto; già allora la Marca Trevigiana rappresentava una realtà in forte espansione e di grande livello. Il tenore e la qualità della vita sono rimasti elevati, a dispetto della crisi e delle difficoltà che hanno dovuto affrontare molte imprese. Si tratta di un territorio che si è distinto per la dedizione al lavoro e la capacità di innovazione. Sono caratteristiche che io ho ritrovato, anche se sono arrivato in una fase in cui si coglievano ancora i postumi della crisi economica. Nell’ultimo anno sono chiari i segnali di ripresa. Treviso è la terza provincia del Veneto, dopo Verona e Padova, per numero di imprese registrate. Sono 89.518 le Partite Iva, quasi una ogni 10 abitanti. Intensa è la crescita delle esportazioni: Treviso si colloca al quinto posto in Italia per contributo alla variazione in positivo delle esportazioni nazionali. In valori assoluti, nei primi nove mesi del 2015, la provincia di Treviso ha venduto all’estero merci per oltre 8.835 milioni di euro. In buona sostanza, i trevigiani hanno di nuovo la consapevolezza che, puntando su ciò che li ha sempre contraddistinti, potranno di nuovo essere protagonisti in un’economia dall’orizzonte internazionale. Le imprese che guardano all'internazionalizzazione sono le più efficaci. E quella strada darà un’efficace feed-back a tutto il territorio.

 

I comportamenti di ogni cittadino e delle sue aggregazioni nascono da profonde convinzioni sulla liceità, sulla illegalità, sulla correttezza delle scelte. Quali azioni di tipo culturale, etico, direi quasi morale, la Guardia di Finanza trevigiana ha messo e mette in atto soprattutto verso le nuove generazioni?

Da responsabile della comunicazione della Guardia di Finanza sono stato tra i fautori di un Progetto, tutt’ora in essere, che riguarda l'intero Paese e quindi anche Treviso, denominato "Educazione alla legalità economica". Forse anche per le mie esperienze precedenti (sono stato insegnante e continuo a mantenere per passione alcuni incarichi di docenza in Università), io credo che, per superare le fragilità del nostro Paese, dobbiamo ripartire da quella che un tempo si chiamava educazione civica dei nostri ragazzi. E’ decisivo l’apporto che potrà essere fornito dalle nuove generazioni. Ai giovani va quindi rivolta l’attenzione delle Istituzioni. E la Guardia di Finanza deve fare sistema per aiutarli a diventare cittadini attivi e consapevoli. In questo sforzo abbiamo stipulato un Protocollo d’intesa con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca realizzando un’iniziativa didattica con una presenza non estemporanea nelle scuole. Durante l'anno scolastico, i nostri Ufficiali ed Ispettori parlano ai ragazzi per creare e diffondere il concetto di “sicurezza economica e finanziaria” ed affermare il messaggio della “convenienza” della legalità economico-finanziaria: stare dalla parte dello Stato è la scelta giusta. Solo in provincia di Treviso, nel corso di quest’anno scolastico, abbiamo raggiunto quasi 3.000 ragazzi, con i quali ci siamo confrontati in particolare sui temi dell’evasione fiscale, del contrasto alla contraffazione ed al mercato del falso, della lotta al traffico degli stupefacenti. Ciò che a loro può sembrare distante, invece li riguarda da vicino. Abbiamo abbinato a questo progetto, ormai giunto al quarto anno, anche un concorso che permette ai ragazzi di scrivere e di inviare disegni, fotografie, video con cui ci fanno capire la loro percezione della legalità economica. Ho tenuto a battesimo l’iniziativa quest'anno in città al liceo “Canova”. È stato emozionante parlare con gli studenti, che hanno bisogno di sentire persone che trasmettono valori positivi.

 

Un suo illustre predecessore, ora generale Gennaro Vecchione, durante un dibattito pubblico con studenti delle superiori sottolineava che dal punto di vista economico la provincia di Treviso e ancora di più la sinistra Piave rappresentava il cuore del cosiddetto nord-est produttivo. Rispetto a quella valutazione, cosa può dire del quadro trevigiano odierno in merito alle attività produttive?

Non so su quali statistiche il generale Vecchione abbia basato la sua valutazione. È difficile fare una graduatoria così puntuale. Oggi la dimensione di riferimento per l’economia è assai più ampia. La diversità tra le due realtà della Provincia deriva da una storia diversa. Si tratta di identità culturali, che si riflettono nell'imprenditoria. Un tempo si potevano individuare realtà più produttive ed altre a vocazione più agricola, ma oggi il confine è meno netto. Pensiamo al Coneglianese, terra di colline e di vini, che negli ultimi anni si caratterizza per il ruolo da protagonista dell'industria del Prosecco, nata da quei vitigni. La Guardia di Finanza ha inteso raggiungere con specifici presìdi tutte le diverse zone: non a caso nella Sinistra Piave abbiamo una grande Compagnia a Conegliano, una Brigata a Vittorio Veneto ed una Tenenza a Oderzo. Si tratta di un’organizzazione che riconosce l’elevata presenza imprenditoriale di quel territorio.

 

Unindustria e Confartigianato trevigiani da molti anni sono segnalati come realtà positive, tutto sommato da imitare. Comunque non è raro sentir parlare di fallimenti aziendali. Quali sono i dati reali su questo fenomeno? Qual è il trend degli ultimi anni?

Dal punto di vista economico, il valore aggiunto della provincia di Treviso, nell’anno 2014, è stato pari a 23.645 milioni di euro correnti, mentre il valore aggiunto pro-capite (dato riferito al 2013) è stato pari a 26.073 euro. E’ vero però che i fallimenti hanno segnato in misura significativa questo territorio. L’impegno della Guardia di Finanza, nella sua funzione di polizia giudiziaria, a seguito della crisi economica, si è concentrato essenzialmente nel comparto delle indagini fallimentari. Attualmente sono più di duecento le investigazioni in corso, dall’inizio del 2016 sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria 74 soggetti, dei quali 10 sono stati destinatari di misure cautelari. Quanto pesi ancora la crisi è testimoniato dai fallimenti dichiarati nel primo quadrimestre dell’anno, oltre 103, il 20 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2015. I depauperamenti societari e le distrazioni di risorse finanziarie e cespiti individuati ammontano a circa 82 milioni di euro.

 

Sulla base dei risultati dell'azione istituzionale di questo comando, quali sono le situazioni di "debolezza" del quadro economico trevigiano? Di tanto in tanto si parla anche di mafia arrivata nel trevigiano. Cosa può dirci?

La debolezza è legata alla difficoltà di talune realtà imprenditoriali più piccole, a dimensione organizzativa quasi artigianale, di adattarsi ad un contesto economico in rapida trasformazione, dove vince chi è capace di innovare, di investire nella ricerca, di aprirsi a nuovi mercati. Quanto alle infiltrazioni della criminalità, sono sempre possibili laddove si registrano sofferenze delle imprese sul piano finanziario, ma il contesto sociale è sano e forte nel suo complesso, vi è una sorta di “presidio sociale” di legalità posto in essere da tutti gli attori della realtà territoriale e istituzionale. Per i soggetti che vengono da fuori, insediarsi e radicare una presenza criminale è molto difficile, rispetto ad altri territori del Nord. La vigilanza da parte della Guardia di Finanza è, in ogni caso, alta per cogliere ogni piccolo segnale di penetrazione della malavita organizzata, in stretto raccordo operativo con l’Autorità Giudiziaria competente e la Prefettura, attraverso il controllo dei flussi finanziari, il lavoro di intelligence ed un dialogo costante con le associazioni delle imprese, cui chiediamo di segnalare eventuali episodi di usura o di racket.

 

La provincia di Treviso, anche a seguito dell'impulso del Prefetto, rappresenta una vetrina, per tanti aspetti positiva, per l'accoglienza degli emigranti: in quanto forza di polizia, quali sono gli interventi significativi della Finanza su questo problema?

Per la specificità della nostra funzione, siamo toccati marginalmente dal fenomeno, che pure riguarda tutti come cittadini. Comunque, possiamo essere di ausilio alle Istituzioni, per evitare che soggetti inadeguati o privi dei necessari titoli si inseriscano indebitamente nel circuito dell'accoglienza o possano sfruttare la situazione di emergenza dei migranti con operazioni illegali. Il nostro apporto può essere in collaborazione con la Prefettura, perché i flussi vengano accolti in un quadro di legalità. Va sottolineata l'esigenza di “fare squadra”, di fronte a situazioni che hanno svariati profili, in modo che la difficoltà del momento, che la gente percepisce con timore, possa tradursi in un'opportunità per il territorio.

 

All'interno dell'attività generale di questo comando, quali sono i settori in cui lei e i suoi uomini siete maggiormente impegnati?

Noi siamo visti come i controllori, un'immagine legata al passato, quando ci riconoscevano soprattutto per le ispezioni in azienda, ma la Guardia di Finanza oggi è qualcosa di più, è una polizia economico-finanziaria moderna. Certamente è impegnata sul fronte delle entrate, per il recupero dei tributi, ma è assai operosa anche, per esempio, sul versante dei controlli delle uscite a tutela del bilancio nazionale e dell’Unione Europea, evitando spreco di denaro pubblico e frodi che finiscono per distogliere risorse al welfare. C'è un impegno a contribuire alla realizzazione di un rapporto più trasparente e migliore tra fisco e contribuente, sollecitando l'adempimento spontaneo, con l'elaborazione di un sistema di norme più stabile e certo, e rafforzando il contrasto all'evasione fiscale, soprattutto quella più grave, basata su frodi e macchinazioni di dimensioni internazionali, ovvero a quelle azioni economico-finanziarie che colpiscono i risparmiatori e le fasce più deboli. In questa fase, da qualche anno ormai, il Corpo intende valorizzare la sua funzione di moderna polizia economica, a tutela dei cittadini onesti, contrastando gli sperperi di denaro pubblico, ed al servizio delle imprese e degli operatori economici sani contro la concorrenza sleale di chi ricorre al “lavoro nero”, alla contraffazione, all’alterazione delle regole del mercato.

 

La gente comune si domanda: le cifre dell'evasione fiscale nel Paese e, ovviamente, nella ricca nostra provincia, sono astronomiche, si parla di 130/140 miliardi di evasione annuali, in qualche modo "certificati" dal Ministero del Tesoro e dalla Agenzia delle Entrate. Come mai non si riesce a ridurre questo fenomeno? Bisogna convivere con questa situazione, bisogna rassegnarsi?

Al di là dell'azione repressiva di contrasto, che compete agli organi di controllo innanzitutto, bisogna investire molto in modo che possa affermarsi in maniera definitiva la cultura della legalità in questo Paese. E’ importante che ciascuno comprenda che non può vincere da solo, cercando di pagare meno tasse rispetto ad uno Stato che gliene chiede troppe. Occorre la consapevolezza che solo se tutti concorrono alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva, versando cioè il giusto, pagheremo di meno e assicureremo la crescita, non solo economica, del Paese. E’ un dovere di solidarietà, cui siamo convintamente tenuti perché siamo parte di una stessa comunità.

pietro.panzarino@oggitreviso.it

 


| modificato il:

foto dell'autore

Pietro Panzarino - Vicedirettore

Leggi altre notizie di Treviso
Leggi altre notizie di Treviso

Dello stesso argomento

vedi tutti i blog

Grazie per averci inviato la tua notizia

×