Spunta un capolavoro “anomalo” di Luigi Serena che sorprende lo storico di Montebelluna, Lucio De Bortoli
Un soggetto non consueto per il pittore annoverato tra le figure di maggior rilievo artistico della storia montebellunese
MONTEBELLUNA - Luigi Serena (Montebelluna, 1º agosto 1855 – Treviso, 12 marzo 1911), pittore di origine montebellunese, esponente del verismo veneto è certo tra le figure di maggior spicco, nella storia della città. I suoi quadri, in tempi recenti, sono stati rivalutati ed a raggio veduta, se si ha modo di ammirarne qualcuno. È il caso del celebre “Il mercato dei fiori” (1880-1882) esposto al Museo "Luigi Bailo" di Treviso: un olio su tela di piccole dimensioni in grado di riportare chi lo ammira in uno spaccato di quotidianità di fine Ottocento.
Di recente in diversi siti d’antiquariato è comparso un dipinto poco noto e decisamente inusuale per il tema trattato. A detta dello storico montebellunese più qualificato, il prof. Lucio De Bortoli, l’opera potrebbe non essere nemmeno nel catalogo dell’artista: si tratta di "Dopo il bagno". Un olio su tela “firmato in basso a sinistra e datato 1891, firmato e datato anche a tergo con omaggio al pittore Giacomo Favretto e dedica, misure 50x70 cm”, si legge nella presentazione della società antiquaria bresciana OPO (“Old paintings online”). La scelta di proporre un “nudo” è di fatto sorprendente per Serena che nel corso della sua carriera ha sempre raffigurato figure, certo realistiche, ma dall’aspetto più castigato. Ma va anche detto che ciò che per i profani viene visto come un “corpo nudo”, per l’occhio dell’artista è viceversa solo un soggetto ispiratore, senza alcuna valenza di altra natura.
Interessante la riflessione, condivisa nei social, del prof. De Bortoli a tal riguardo: "Un Luigi Serena del 1891 anomalo. Se non fosse firmato sul retro e dedicato, francamente non avrei osato pensare a Serena, se non altro per il tema, per lui ardito; non mi addentro nella poetica, per carità: quello è mestiere anche di narratori. È vero che gli interni sono sempre quelli del mondo popolare ritratto da Serena in ogni sua componente; è vero che Serena in tali scenari indulgeva sulle figure prevalentemente femminili, ma è anche vero che si trattava di contadine, sarte, ricamatrici, pudiche fidanzate, bancarellare, mamme e lavandaie colte nelle loro naturali e sociali funzioni.
Per carità; "naturalmente" anche questa è una ragazza popolare, ma questa volta non lavora, non accudisce, non vende, esce dalla tinozza è così viene colta, nella sua "naturale" nudità, per nulla erotica. Direi, per Serena, un momento stupefacente; e al di là della qualità pittorica che non mi superlativa. D'altro canto, nel retro ci sono le "prove". La dedica a Favretto e soprattutto, altro particolare sorprendente, e quella all'amico ingegnere GioBatta Dall'Armi, del quale è stata diffusa un'immagine di rigore morale che mal si adatta al tema, rendono questo, mi si passi il termine, "voyeuristico" (per egli) capitolo sereniano persino insidioso. Una scorsa veloce al catalogo dell'artista non ha infatti sortito alcun effetto: il quadro non compare (ma potrei sbagliarmi). Comunque vuol dire poco, visto che spuntano "Serena" da ogni dove, ma lo scetticismo permane. Ma forse non c'è nessuna ragione per essere scettici: sono tante le cose che non sappiamo”.
AGGIORNAMENTO
Gli attenti lettori del quotidiano OggiTreviso hanno svelato l’arcano. La tela di Serena è una copia dell’opera “Dopo il bagno” del pittore Giacomo Favretto (Venezia, 11 agosto 1849 – Venezia, 12 giugno 1887). I dettagli e le ragioni che hanno indotto l’artista montebellunese a realizzare questa copia non sono noti ma potrebbe trattarsi di un lavoro su commissione, che Serena ha realizzato per mere ragioni economiche, magari in un momento di ristrettezze. Comunque sia si tratta di una tela di pregio che aggiunge un ulteriore tassello alla storia di un artista che merita di essere adeguatamente considerato e ricordato.