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26 novembre 2024

Treviso

Stalking e violenza: 400 segnalazioni per il "codice rosso" ai carabinieri della provincia di Treviso

Il comandante provinciale dell'Arma, Massimo Ribaudo: "Da parte nostra formazione e monitoraggio continuo"

| Isabella Loschi |

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| Isabella Loschi |

comandante dei carabinieri di Treviso, Massimo Ribaudo

TREVISO - Ogni anno sono almeno 400 le segnalazioni per il "codice rosso" che vengo fatte all'Arma dei carabinieri della provincia di Treviso. Un dato destinato a salire in questi ultimi due mesi del 2023 per un maggiore aumento delle denunce da parte delle donne, dopo i due gravi casi di femminicidio che hanno sconvolto la comunità: prima quello di Giulia Cecchetin e quello di pochi gironi fa di Vanessa Ballan.“L’invito che faccio è quello di continuare a denunciare - ha sottolineato il comandante dei carabinieri di Treviso, Massimo Ribaudo - solo attraverso una denuncia è possibile attivare le forze di polizia per un’azione di controllo e prevenzione”.

“A prescindere da quello che è avvenuto in tutti i due casi (i femminicidi di Cecchettin e Ballan) in cui certamente ci sono state cose che si potevano fare meglio, l'attività di controllo è fatta quotidianamente -spiega - . L’Arma, così come le altre forze di polizia, hanno investito moltissimo sul codice rosso, rispetto a quando siamo partiti abbiamo una formazione di base, abbiamo una rete di monitoraggio delle vittime vulnerabili, abbiamo dei reparti specializzati che sono all'interno del raggruppamento del Racis per le analisi investigative e scientifiche che si occupano proprio della vittimologia, abbiamo un'attenzione sempre più diffusa e abbiamo riempito le nostre caserme con le stanze "Tutte per sè”. Quindi questa attività di continuo monitoraggio di quei casi da codice rosso che chiaramente si possono evolvere in un modo così come possono evolversi verso una pacificazione è fatta ogni giorno", precisa il comandante.

"L'ha raccontato bene il Procuratore: la gran parte di questi, spesso e volentieri, si riescono a dirimere, si va incontro ad una conciliazione e sono oggetto di continuo confronto proprio perché conosciamo l'imprevedibilità di queste condotte: c’è poi l'evoluzione di queste condotte che possono essere atti persecutori oppure comportamenti che hanno carattere di abitualità. E’ un lavoro che facciamo sia con la Procura della Repubblica, grazie al coordinamento del Procuratore, ma lo facciamo anche noi con le stazioni e la prossimità. Cerchiamo di essere presenti, intercettare i bisogni e capire come stanno andando le cose e quindi se c'è un aggravamento delle esigenze cautelari che di volte in volta vanno sempre verificate e che possono mutare da un momento all’altro".


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