TIVU’ LOCALI VENETE: SUBITO UDIENZA AL CORECOM
Lo chiede il consigliere regionale Franchetto (IdV). Di Pietro oggi alla Camera ha proposto un'interrogazione al ministro dello Sviluppo economico per conoscere le ragione dell'Agcom
| Laura Tuveri |
TREVISO - “Giù le mani dall’emittenza privata locale, che si è rivelata, in tutti questi anni, una delle fonti principali di informazione per i cittadini”. Lo dichiara Gustavo Franchetto, capogruppo di Italia dei Valori in Regione, chiedendo nella seduta odierna della Commissione regionale Bilancio-Affari Istituzionali l’immediata convocazione del presidente e dei vertici del Corecom (Comitato regionale per le Comunicazioni).
Il Corecom è un organo di consulenza, garanzia e gestione della Giunta e del Consiglio Regionale in materia di comunicazione e media locali, ed è inoltre organo funzionale dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni “Dobbiamo capire – sottolinea Franchetto - come stanno adesso le cose. La Regione deve intraprendere, alla svelta, le iniziative più opportune per garantire la sopravvivenza delle aziende televisive locali venete.
Tutti insieme dobbiamo evitare che i cittadini vedano sparire dai loro televisori, con l’avvento del digitale, i canali preferiti, quelli che ci informano sui fatti del territorio, che ci accompagnano nel quotidiano, senza lottizzazioni e diktat governativi”.
L’esponente dell’IdV, fra l’altro giornalista, ritiene, infatti, che non c’è solo un’informazione a rischio per la legge-bavaglio sulle intercettazioni, “ma c’è anche un riparto di assegnazione delle frequenze che oggi penalizza pesantemente tutto ciò che non appartiene al grande sistema dell’emittenza nazionale”.
Intanto stamani il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro (nella foto), ha illustrato alla Camera, durante il question time, un'interrogazione (firmata anche dai deputati IdV veneti Massimo Donadi e Antonio Borghesi) al ministro dello Sviluppo economico per conoscere i motivi per i quali l'Agcom abbia deciso di pianificare 25 reti nazionali, quando nelle aree del Nord Est erano pianificabili al massimo 18 reti nazionali. "Così facendo - spiega Di Pietro - non e' possibile garantire la riserva di un terzo, prevista per legge, dei programmi irradiabili all'emittenza locale che, oggi, si vede completamente privata di qualsiasi canale a disposizione.
Il ministro dello Sviluppo economico - si legge nel testo dell'interrogazione - proprietario di Mediaset (il presidente del consiglio Berlusconi che ad interim guida il ministero che fu del dimissionario Scajola, ndr), colui che occupa il dicastero che decide il futuro delle tv, al quale spettano, per altro, le attività di coordinamento delle frequenze in sede internazionale e le competenze sulle modifiche del Piano nazionale di ripartizione delle frequenze, quali interventi urgenti intende assumere in relazione ad una situazione che, di fatto, non fa altro che avvantaggiare Mediaset, la sua azienda di famiglia e che, in questo modo, potrebbe ottenere molte più reti rispetto quelle attualmente possedute in analogico a discapito dell'emittenza locale".