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05 novembre 2024

Treviso

Treviso su Rai2 con Stucky, l'ispettore creato da Fulvio Ervas

I romanzi dello scrittore trevigiano in una fiction interpretata da Giuseppe Battiston e girata in città. Intanto in libreria è arrivata l'ultima indagine: "L'ispettore tatuato"

| Roberto Grigoletto |

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| Roberto Grigoletto |

Fulvio Ervas

TREVISO - E' in onda dal 30 ottobre alle 21,20 su Rai 2. E in libreria dalla settimana prima, con "Il tatuatore innamorato". Stucky-Ervas si dice contento ma "travolto" nello stesso tempo. Da quando ha smesso con l'insegnamento, il ritmo di lavoro si è fatto ancora più sostenuto. Però sì, sono soddisfazioni. Anche se non è una prima volta in tivù e al cinema per i protagonisti e le storie nati dalla sagace penna di Fulvio Ervas.

Le è piaciuta la trasposizione televisiva del suo Stucky?

Va detto subito che bisogna sapere che il linguaggio del romanzo non è quello delle immagini. Se non scrivi un romanzo pensando già alla sua trasposizione, il passaggio dovrà essere fatto con grandi trasformazioni e adattamenti. Inoltre il potere della lettura, rispetto al più passivo telespettatore, è che ciascun lettore si costruirà, nella propria mente, i personaggi che incontra e saranno solamente suoi. Detto questo per ribadire che la trasposizione televisiva non poteva essere una fotocopia dei mie libri. Il primo episodio mi ha mostrato un Battiston-Stucky, molto bravo, molto dentro al personaggio e un insieme di buona recitazione e ottime location.

Un certo effetto però le avrà fatto vedere Stucky in carne e ossa

Quando un tuo personaggio, frutto della tua immaginazione, viene interpretato da un bravo attore e senti dire dallo stesso che si è innamorato del personaggio, un certo orgoglio sale. Anche perché un personaggio che, pur avendo un suo seguito, non è certo ultra famoso e va a finire nelle case di 1.525.000 italiani, e con lui un certo tipo di storie, è un buon risultato. Chissà che, dopo questa serie, anche alla biblioteca di Treviso venga il desiderio di promuovere un incontro sul lavoro di uno scrittore del territorio che qualcosa sa raccontare.

Alla fine è preferibile leggerlo? In generale crede che le opere letterarie e opere cinematografiche abbiano vita a sé e nascano o con l’una o xon l’altra natura?

Naturalmente l’esperienza della lettura è non solo diversa da quella della televisione, ma può essere davvero più ampia e profonda. La televisione, obbligatoriamente, lavora con format che semplificano i contenuti di un romanzo. La lettura permette di cogliere sfumature, dettagli, informazioni, che devono essere sacrificate nella struttura per immagini. A confronto, quasi sempre, un libro racconta meglio di un film.

Non è la prima volta che un suo romanzo va al cinema…

No, è successo con un romanzo della serie Stucky, “Finché c’è prosecco c’è speranza” del regista Antonio Padovan, sempre con Battiston come protagonista e con “Tutto il mio folle amore” di Gabriele Salvatores tratto dal mio romanzo “Se ti abbraccio non aver paura”. In tutti questi casi, la storia originale non è esattamente la stessa poi riprodotta nei film. All’inizio ne ho sofferto, ma poi capisci la natura dei cambiamenti e la traduzione di un linguaggio in un altro. Credo di scrivere storie abbastanza originali e che suscitino, in qualche regista, l’idea che possano essere tradotte in immagini.

L’ultimo romanzo si intitola “ Il tatuatore innamorato": senza spoilerare, di cosa parla?

E’ una storia di amori: quello tra un giovane tatuatore e la sua amata; quello di un vecchio tatuatore e il suo allievo; quello di una madre verso il figlio. Tutto con il mondo del tatuaggio come sfondo. Perché racconto, come faccio sempre, territori e paesaggi, e il corpo è l’ultimo territorio che ci rimane e tatuarlo è comporre un paesaggio personale. E’ l’ultima avventura di Stucky, dopo lo lascio libero. Come un figlio che è cresciuto, oggi ha il volto di Battiston e questo è un bel traguardo.

Da quando ha concluso il suo lavoro a scuola, scrive di più, diversamente da prima? E per il resto del tempo: quanto legge uno scrittore? Quante ore continua a dedicare all’orto?

La scuola mi manca, non i collegi docenti ma il rapporto con gli studenti, con il mondo che cambia. Scrivo di più. Infatti ho scritto un pezzo teatrale “Finché c’è prosecco”, recitato da Gigi Mardegan, e già andato in scena al teatro comunale di Treviso, tratto dai personaggi minori dei romanzi di Stucky; ho finito “Il tatuatore innamorato” e sto scrivendo un nuovo giallo con protagonista una poliziotta. Scrivo quasi tutte le mattine e un po’ il pomeriggio. L’orto è il mio maestro su tutto: nessuno insegna più di zucche e pomodori. Leggo un paio di ore al giorno, saggi scientifici per lo più, perché sento di avere ancora molto da imparare.

 


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Roberto Grigoletto

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