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21 maggio 2024

Valdobbiadene Pieve di Soligo

Cesare De Stefani: l'onesto fuorilegge

L'inventore dell'Osteria senz'oste si racconta

| Federica Gabrieli |

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| Federica Gabrieli |

Cesare De Stefani

VALDOBBIADENE - A tu per tu con Cesare De Stefani, il creatore dell’Osteria senz’oste. Uno dei “salumieri” più quotati delle colline Unesco. Un uomo che ha battagliato contro la burocrazia…(quasi) in groppa a una mucca. E che col successo da imprenditore ha dimenticato il bruciore di due bocciature scolastiche

 

La vita di Cesare De Stefani si snoda seguendo il buon senso, la passione, la creatività, ma anche l’anelito alla libertà e indipendenza, l’aspirazione – contrastata a volte – a essere generoso e altruista. Il suo motto? Per vivere fuori dalla legge bisogna essere onesti.

 

Un aforisma che si comprende, dopo aver conosciuto l’uomo, l’imprenditore, le sue scelte.

 

“Quando ti rendi conto che per produrre è necessario ottenere il consenso di coloro che non producono nulla; quando hai la prova che il denaro va a coloro che non commerciano con merci, ma con favori; quando capisci che molti si arricchiscono con la corruzione e l’influenza più che col lavoro e che le leggi non ci proteggono da costoro, ma al contrario, costori sono protetti dalle leggi; quando ti rendi conto che la corruzione è ricompensata e l’onestà è un auto-sacrificio, allora puoi affermare, senza paura di sbagliarti, che la tua società è condannata” di questa frase Cesare De Stefani ha fatto il suo mantra.

 

Chi è Cesare De Stefani? Il suo nome lo conoscono in molti, la sua storia è la sua memoria

 

Sono un uomo che ha cominciato dalle elementari ad avere delle difficoltà di gestione dei propri pensieri, difatti in seconda elementare i maestri avevano già avuto la buona idea di bocciarmi per una nota che secondo me non meritavo: mi sono arrabbiato con il maestro rispondendogli che me ne sarei andato a casa. E così ho fatto!

 

Sono un trevigiano, un veneto, un italiano a cui piace lavorare e contribuire a far crescere e conoscere la sua regione, la marca trevigiana e la nazione a cui appartiene. Vengo da una famiglia modesta: mio padre faceva il macellaio: iniziando da ragazzino a seguirlo, a diciassette anni dopo la seconda bocciatura, ho pensato che sarei andato a scuola ancora un anno e poi mi sarei messo a lavorare. Nella mia vita ho cercato una sorta di riscatto a queste amarezze che mi bruciavano dentro. Parlo soprattutto delle mie due bocciature, perché quest’ultime mi facevano sentire diverso. Invece il lavoro mi ha dato soddisfazione: adoperandomi nel mestiere di macellaio nel mondo della carne, dei salumi, degli insaccati ho trovato un settore appassionante, nel quale ho potuto mettere in evidenza le mie qualità.

 

Una passione tramandata quindi dalla sua famiglia?

 

Sono figlio di un mestiere molto antico e ho abbracciato e assorbito anche quello che stava attorno a me, ovvero la zona di Valdobbiadene, un luogo di tradizione e lavorazione delle carni suine. Mio padre cominciò la storia nel 1958 col Salumificio De Stefani a Guia, una frazione del comune di Valdobbiadene. Ricordo che quando lo accompagnavo al macello osservavo e assimilavo le varie fasi di macellazione e lavorazione. Queste esperienze mi hanno permesso di assorbire tutte le tecniche e segreti del mestiere, e mi hanno portato attorno ai vent’anni a tuffarmi con impegno in questa professione, anche come rivalsa a quelle difficoltà incontrate a scuola che però mi auguro fossero dovute a questioni caratteriali più che di intelletto. Mi ritengo una persona creativa e curiosa, dove il concetto di libertà regna sovrano. Grazie alla mia intraprendenza fuori dagli schemi, pian piano ho iniziato ad ampliare la clientela e per merito della segnalazione di un rappresentante locale di vino, nel 1981, la mia soppressa veneta entrò in una famosa catena milanese e per la mia azienda ci fu un imponente e notevole sviluppo. L’elenco delle produzioni del salumificio ora sono vastissime, scrigni di profumi e sapori.

 

Il suo spirito un po’ ribelle lo ha portato ad avere intoppi – o scontri - con le amministrazioni, a scontrarsi con il sistema. Cosa pensa della burocrazia italiana?

 

La mia curiosità e la creatività mi portano a essere molto fantasioso, immaginando cose che non esistono; sono consapevole di essere un uomo fuorilegge ma non come nel Far West, ovvero non sono un delinquente bensì uno che ama realizzare fare quello che immagina ed ovviamente questo molto spesso non è normato. Sempre di più c’è l’idea che se una cosa non è prevista non la si può fare e invece credo che se una roba non ci è negata la possiamo realizzare. Alcuni ricordano un episodio di qualche anno fa: mi sono presentato da Equitalia con una mucca, per protestare contro una multa ricevuta: è stata una sorta di ribellione ad una norma, sulla quale poi la Regione Veneto ha lavorato modificandola proprio perché era una legge che si prestava in modo fin troppo facile a interpretazioni personali di chi aveva il potere e quindi diventava un abuso.

 

Se l’uomo non è provvisto del buon senso e logica qualsiasi legge diventa sbagliata ovvero un sopruso.

 

E’ sembrato un gesto goliardico il mio, in realtà per me era più facile e meno oneroso pagare una multa di 1750 euro che 3500 di avvocato, anche se poi mi è stata cancellata. Sono molto orgoglioso di questo, ma certo per far valere i propri ideali e diritti ci vuole…sostanza, tanto che ho speso più per difendermi che quello che mi aveva chiesto lo Stato.

 

Ogni giorno ci troviamo a firmare un sacco di documenti che risultano ostici e spesso inutili. Ma che senso ha tutto ciò? Tutta questa burocrazia ha la volontà di controllare tutto e tutti; io sarei dell’idea che le persone devono essere libere e accompagnate dal proprio buon senso, comportandosi in modo onesto, tutto qui.

 

L’Osteria senz’oste è divenuta famosa in tutto il mondo e testimone di questo sono gli innumerevoli biglietti/ringraziamenti scritti e lasciati dai visitatori e ornano pareti. Com’è nata l’idea di questo luogo magico?

 

L’Osteria senz’oste è nata nel 2004, in un luogo dove la gente passeggiava e si faceva travolgere ed abbracciare dall’incanto ed energia del posto. Una casa colonica di tre piani in pietra e mattoni, costruita a fine ‘800, conservata allo stato originale ed incastonata come un prezioso diamante tra le viti delle colline di Conegliano e Valdobbiadene ne è stata la sede. Nel ‘97 ho acquistato questa proprietà e nel 2000 ho ottenuto un progetto che voleva dire demolire quello che c’era e costruire una mia dimora, ma una sera tornando dal lavoro e osservando la vecchia casa ho pensato che facendo ciò avrei tolto un pezzo di storia e così ho preferito mantenere il tutto invariato prodigandomi nel dare un ristoro a tutte quelle persone che passavano di lì. Un giorno ho voluto fare una sorpresa ai visitatori facendogli trovare tre bottiglie di vino sul tavolo e sei bicchieri con un biglietto “Servitevi liberamente”, ovvero non c’è un prezzo ma un valore. Ecco da quelle tre bottiglie di vino è germogliata Osteria senz’oste sebbene il nome sia nato qualche anno dopo da un mio dialogo con un collaboratore circense, un uomo straordinario con cui ho trascorso 14 anni: era il domatore del circo Moira Orfei e poi custode dell’Osteria.

L'Osteria senz'oste


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Federica Gabrieli

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