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30 aprile 2024

Treviso

Chiude le "Beccherie", il ristorante dove fu inventato il Tiramisù

Dopo 75 anni si chiude un'epoca, Zaia: "Se ne va un pezzo della nostra storia"

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TREVISO - Chiude per sempre a Treviso il padre del tiramisù. Dal 30 marzo il ristorante «Le Beccherie» abbassa le serrande. Lì dove alla fine degli anni Cinquanta, per la prima volta fu realizzato il dolce trevigiano più famoso al mondo. L’idea fu di Alba, con il marito Aldo Campeol, e il pasticcere Roberto Linguanotto, modificando la ricetta dell'antica coppa imperiale e amalgamando crema, caffè, savoiardi e cacao, con fantasia e (è il caso di dirlo) gusto sopraffino, inventarono il re dei dolci: il Tiramisù.

 

I titolari Carlo Campeol e la moglie Francesca, terza generazione di gestori, hanno deciso, a malincuore, di dire “basta”. Una scelta motivata dalla crisi, dalla sempre meno numerosa clientela. Feste, banchetti, anniversari, turisti, personaggi importanti dello sport, della politica dello spettacolo che per 76 anni sono stati la regola, assidui frequentatori del ristorante dietro piazza dei Singori, famoso per gli ottimi bolliti, la “sopa coada”, la pasta e fagioli, i tipici piatti trevigiani, oltre "ai zaeti" e il re Tiramisù, oggi si vedono sempre meno. Da qui l'amara decisione di chiudere non solo il ristornate ma un pezzo di storia della città.

«E’ una notizia che non avrei voluto leggere, che annuncia non solo la fine di un pezzo di storia di Treviso, ma che più in generale comunica la cancellazione di una pagina della cultura enogastronomica mondiale. Chiudono le Beccherie, chiude il locale dove è nato ed è stato “battezzato” il Tiramisù». Non nasconde il suo rammarico il presidente del Veneto Luca Zaia. «Ci mancherà un luogo come questo – aggiunge Zaia – dove assaggiare territorio e tradizione senza mai annoiarsi. Le Beccherie sono vittime di una serie di fattori, che certamente si ricollegano anche alla crisi economica, ma anche, a mio avviso, a un certo appiattimento della cultura gastronomica mondiale, dove in cucina la voglia di spettacolo prevale sull’impegno a soddisfare al massimo livello la voglia di convivialità, o dove presunte esigenze nutrizionali puniscono gusti e sapori che esprimono la qualità del territorio e, con essi, quelle che sono vere e proprie espressioni di cultura e di civiltà».

 

«Spero e mi auguro – conclude Zaia – che la famiglia Campeol con i loro collaboratori voglia comunque proseguire, anche in un'altra sede, nella attività e nel lavoro che hanno svolto per decenni con tanta dedizione e passione».

 


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