SAN BIAGIO - Nei giorni scorsi la Corte d’Appello di Venezia ha messo fine alla  vicenda legale che vedeva coinvolti Ermes Coletto, Presidente regionale
di Federconsumatori Veneto e marito dell’ex Sindaco di San Biagio Emanuela Fiorotto ed il Consigliere Comunale Sandro Vedovi, emettendo
ordinanza di inammissibilità del ricorso in appello.

Dopo la vittoria in primo grado del Consigliere Vedovi, il legale del Coletto, Pietro Barolo, ad inizio 2012 ha depositato la rinuncia all’impugnazione della sentenza precedente.

La decisione della Corte che ha condannato la parte civile, rappresentata dal Coletto, al pagamento delle spese processuali; soddisfazione dunque per il Consigliere di Crescere Insieme San Biagio, Sandro Vedovi, assistito dai legali Ugarelli e Zambon.

La vicenda giudiziaria nasceva da un’ interpellanza che il Consigliere Vedovi, durante un Consiglio Comunale nel dicembre 2005, aveva rivolto all’ex Sindaco Fiorotto con l’obiettivo di verificare se all’interno del Municipio fosse garantita la privacy dei cittadini e delle pratiche amministrative. Durante l’accesa discussione una frase del Vedovi aveva provocato la querela della controparte.

La sentenza di primo grado del 3 dicembre 2008, che aveva assolto il Consigliere Vedovi “perché il fatto non costituisce reato”.

Il Giudice aveva ritenuto l’intervento del capogruppo della lista civica “Crescere Insieme San Biagio” di “tenore politico”, visto che aveva trattato tematiche legate all’attività dell’amministrazione comunale.

La sentenza inoltre evidenziava come “i fatti esposti dal Consigliere Vedovi durante l’interpellanza corrispondessero al vero, riscontrati
dalle prove testimoniali e documentali assunte durante il dibattimento._


“Questa nuova sentenza”, ha dichiarato il Consigliere Vedovi, “conferma come io ed il mio Gruppo Crescere Insieme abbiamo sempre lavorato in Consiglio Comunale per dare ai cittadini massima informazione e trasparenza. I giudici nelle loro sentenze, hanno riconosciuto il mio diritto di critica che invece si era tentato di mettere giudizialmente a tacere, cercando di impedirmi di lavorare come
controllore dell’attività amministrativa"