“Per la parità di genere serve un cambiamento culturale”
Venerdì 26 marzo l’Anpi Mogliano ha programmato una conferenza online volta ad analizzare il ruolo delle donne nella politica
| Manuel Trevisan |
MOGLIANO VENETO – A Mogliano la Giornata della Donna non è terminata l’otto marzo: sono tanti, infatti, gli eventi proposti nel corso di tutto il mese di marzo volti a mettere in luce l’urgenza di un cambio culturale, per far sì che la parità di genere diventi un diritto inalienabile non solo sulla carta.
In quest’ottica la presidentessa dell’Anpi Mogliano, Giuliana Marton, ha organizzato una conferenza online (vedi locandina) volta ad analizzare il ruolo delle donne nel mondo lavorativo, e in particolare il binomio donne e politica.
Di questo abbiamo parlato con una delle tre relatrici, la segretaria FLC CGIL del Veneto Marta Viotto.
Donne e politica, qual è la relazione?
C’è un dato di fatto da cui partire: la bassa rappresentanza in termini numerici di donne impegnate in politica. È per questo necessario un cambio di paradigma, affinché le donne non solo entrino a far parte del mondo politico ma possano occupare posti chiave, così da poter mettere in campo una politica per le donne. Se la rappresentanza è per la maggior parte maschile è più complicato che ci sia un pensiero rivolto alle donne.
Per questo nel mondo lavorativo c’è un gender gap così netto?
Certamente. Il livello stipendiale, infatti, non è lo stesso tra uomo e donna e se serve sacrificare un posto di lavoro lo si sacrifica alle donne. Il congedo parentale, per fare un esempio, è uno strumento universale che, però, viene utilizzato quasi esclusivamente da donne. Per questo dico che è necessario un cambio culturale, le leggi da sole non bastano.
E questo divario è peggiorato con la crisi socio-economica causata dalla pandemia?
Assolutamente sì, le donne sono quelle che hanno pagato di più. Le donne, infatti, sono maggiormente occupate nel terziario, settore che in quest’ultimo anno è entrato fortemente in crisi. Se c’era la necessità di ridurre le ore lavorative o sacrificare un posto, questo è avvenuto a discapito delle lavoratrici.
Cosa si può fare affinché questo cambiamento avvenga?
Le cose che si possono fare sono tante ma tutto parte dall’istruzione. Ad oggi le donne partecipano molto meno a percorsi di formazione tecnici-scientifici e quindi ne deriva un’esclusione da alcuni posti lavorativi chiave.
La spinta dei movimenti internazionali per rivendicare pari opportunità può essere accolta a pieno titolo anche in Italia per favorire questo cambiamento culturale?
La nascita di movimenti spontanei è un dato positivo perché significa che c’è una presa di coscienza sulla necessità di fare rete affinché il cambiamento possa essere per tutte. Storicamente la nascita di movimenti spontanei ha sempre avuto una risonanza molto più ampia di qualsiasi intervento legislativo. Il punto è che in questi movimenti dovrebbe esserci anche una maggior partecipazione maschile, perché la parità di genere deve essere un problema di tutti.