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24 dicembre 2024

Vittorio Veneto

Il 4 novembre…festa soppressa

La giornata dell’Unità nazionale nella memoria vittoriese (e altre riflessioni)

| Michele Bastanzetti |

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| Michele Bastanzetti |

4 novembre vittorio veneto

VITTORIO VENETO - Il 24 ottobre 1917 iniziò la XII Battaglia dell’Isonzo che rimarrà nella storia, perfino come metafora linguistica, col nome di Caporetto. A Ceneda, alle notizie della catastrofe, mons. Di Ceva così scrive: “Si piange, si trema, si prega. In fuga i signori, negozi chiusi, senza medici, anche le farmacie chiuse. La vita civile si è spenta, impiegati postali fuggiti. Saccheggi da parte dei civili”.

 

Ma non scappò il Vescovo Beccegato, riferimento e sostegno del popolo per tutto l’anno dell’invasione. Con una lettera a papa Benedetto XV che gli venne sequestrata dalla censura militare lo informava che “..l’8 novembre entrarono a Vittorio le prime truppe austriache, seguirono le tedesche, poi le austriache, poi le tedesche nuovamente. Precedettero i saccheggi delle truppe sbandate, poi le requisizioni di tutto! Lo spettacolo è desolante! In pochi giorni da uno stato economico floridissimo queste popolazioni sono passate nella più desolante miseria e lo spettro della fame è alle porte. Granai, stalle, fienili vuoti e spogliati di tutto..”.

 

Cominciava l’an de la fan in cui alla fame si aggiunsero violenze, soprusi, distruzioni che corredano da sempre il flagello della guerra. Bisognerà aspettare il 30 ottobre 1918 perché, dopo aver fermato con ordini superiori a Formeniga gli assaltatori Arditi del gen. Zoppi, si scelse di far entrare in una Vittorio festante i Bersaglieri ciclisti e i blasonati Lancieri di Firenze, con alla testa Camillo De Carlo.

 

Il 4 novembre, che è pure giornata della Unità Nazionale e delle Forze Armate ed è data cardine della nostra storia è incredibilmente stata soppressa come festa nazionale. Non lo è neanche il 17 marzo, anniversario dell’Unità d’Italia. Resta in auge invece il 25 aprile che ricorda sì la Liberazione ma pure una dittatura razzista, l’alleanza con Hitler, una guerra persa, una guerra civile; per questa ambivalenza e una distorta sua lettura ideologica resta purtroppo una Festa divisiva che ravviva ferite mai guarite.

 


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Michele Bastanzetti

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