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04 dicembre 2024

Conegliano

Antonio Padovan: “Vi racconto la mia favola lunare”

“Il grande passo” è stato il primo film a uscire dopo i mesi del lockdown

| Clara Milanese |

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| Clara Milanese |

Antonio Padovan con l'attore Giuseppe Battiston

CONEGLIANO – Balzato agli onori della cronaca grazie alla sua prima pellicola “Finché c’è prosecco, c’è speranza”, ambientata nei più bei luoghi della nostra regione, il regista coneglianese Antonio Padovan ha da poco presentato il suo nuovo lavoro, “Il grande passo”.

“Doveva uscire ad aprile – racconta Padovan – ma a causa del lockdown e della conseguente chiusura delle sale cinematografiche si è fermato tutto”. Naturalmente, dopo il successo del suo film d’esordio, non sono mancate le proposte per farlo uscire sulle varie piattaforme di streaming, ma Antonio, legato al cinema nella sua vera essenza, ha scelto di aspettare e così la pellicola è uscita lo scorso agosto. “Il mio è stato il primo film uscito nelle sale dopo che i cinema hanno riaperto. È una cosa che mi ha riempito di felicità perché è stato rilasciato esattamente come lo avevo pensato io”, spiega entusiasta Padovan.

La pellicola, seppur realizzata prima dello scoppio della pandemia, sembra sposare perfettamente il periodo che stiamo attraversando, grazie al suo messaggio di ripartenza: “È un film che parla di sogni e di ripartenze, si presta bene a questo periodo che stiamo vivendo. Parla di qualcuno che ha passato la vita intrappolato e sta cercando di ripartire”.

Lo spettacolo vede protagonisti due fratellastri pressoché identici fisicamente, ma completamente diversi tra loro a livello caratteriale: Dario, interpretato da Giuseppe Battiston, è un singolare ingegnere aerospaziale che vive nel Polesine e ha il sogno di andare sulla luna. Per farlo costruisce un macchinario a idrogeno e carburante, che però gli procura una denuncia da parte del vicino, a cui brucia il campo. Mario, invece, interpretato da Stefano Fresi, vive a Roma, ha una ferramenta ed è ligio alle regole. Sarà il suo provvidenziale intervento a dare una svolta alla vicenda del fratello.

“Ho messo insieme tutti i tipi di cinema che mi piacevano da bambino, – racconta Antonio Padovan – ho voluto portare un po’ di Spielberg in Veneto, nel Polesine”. Il connubio perfetto tra il mondo che ha sognato da bambino, pieno di fantascienza e sogni, e quello in cui è cresciuto: la sua terra, il Veneto. “È un film che è piaciuto tanto ai bambini anche se non è pensato per loro perché è quasi una favola”, prosegue Padovan, che infine mi racconta di come ha affrontato il periodo Coronavirus e dei suoi nuovi progetti: “È stata dura, i cinema sono stati poco protetti a mio avviso, lasciati un po’ a se stessi. In molti si chiedevano: ‘Ma hanno riaperto? Bisogna indossare la mascherina?’, insomma, sono stati un po’ abbandonati e quindi sono contento di aver aspettato per il mio film”.

Per concludere, mi annuncia di stare già lavorando a nuove sceneggiature, sebbene le riprese siano ancora lontane: “Come le gestirò con il Covid? Non ci ho pensato onestamente. Mi auguro che tutto questo finisca prima!”.

 


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