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30 gennaio 2025

Treviso

BUCO DA 15 MILIONI DI EURO PER LA SEV

Zanoni (Paeseambiente): "Quando si autorizzano le discariche alla fine chi paga il conto sono solo i cittadini"

| Laura Tuveri |

| Laura Tuveri |

BUCO DA 15 MILIONI DI EURO PER LA SEV

PAESE – La Sev fallendo con un buco da 15 milioni di euro ha continuato ad arrecare danni ambientali per la comunità di Paese e al Comune. Paeseambiente, il sodalizio che si occupa di ambiente, presieduto da Andrea Zanoni (nella foto), è venuto da poco in possesso dei documenti sulla della ditta Servizi Ecologici Veneti Srl, ovvero della società che gestiva a Paese diverse discariche di Paese: la discarica di Via Veccelli a Padernello, la discarica Tiretta di Padernello, la discarica Marini di Castagnole e il centro trattamento rifiuti di Motta di Livenza.

Il curatore fallimentare, Guido Zanin, ha chiesto la chiusura del fallimento dopo aver effettuato la ripartizione dell'attivo consentendo la rendicontazione alla magistratura del disastro economico accertato. Per l’esattezza 15 milioni e 393 mila euro i debiti lasciati dalla società, fondi che servivano per bonificare i terreni inquinati. Ma di soldi rimasti da questo disastro, prima ambientale, quindi economico ne sono rimasti soltanto 319 mila euro, il 2 per cento dell’enorme buco, destinati a soli 13 creditori su ben 49, ciò significa che 36 creditori sono rimasti a bocca asciutta.

I disastri ambientali provocati dalle discariche della società, la Sevdi Via Veccelli, la Tiretta di Padernello e la Marini di Castagnole, erano già noti e il curatore ne ha soltanto preso atto ufficializzando però il passaggio formale alla comunità degli oneri relativi alla bonifica delle discariche. E nel rendiconto finale il curatore ha dichiarato d’esser riuscito a far assumere la gestione della discarica Tiretta direttamente e in via esclusiva al Comune di Paese.

Per la discarica di via Veccelli, il curatore ricorda di aver provveduto a far mettere in sicurezza la discarica scongiurando potenziali problemi di rilascio nell'ambiente di fibre di amianto, non precisando, tuttavia, che questa attività è avvenuta a seguito delle pressanti denunce di Paeseambiente, completamente a carico della Provincia (ovvero dei contribuenti) e ben dopo due anni che i teli dei rifiuti dell’amianto erano rotti (si veda foto). E i danni ambientali non son finiti.

Il curatore dichiara che i 5 ettari circa di terreno della discarica di via Veccelli, dove sono presenti sostanze tossico nocive, sono stati dismessi dal fallimento in quanto invendibili, quindi ora ricadono a carico della comunità, mentre solo i terreni della discarica Marini sono stati rivenduti al vecchio proprietario per 23 mila euro.

“Questo è evidentemente un fallimento costruito a tavolino per scaricare sulla comunità gli effetti di una gestione sconsiderata, irresponsabile e fortemente condannabile del nostro territorio. Dopo averci riempiti di buchi (29 cave solo nel nostro comune di Paese) i nostri amministratori vicini e lontani hanno concesso che ci inondassero di rifiuti provenienti da ogni dove per riempirli ha dichiarato Andrea Zanoni, presidente di Paeseambiente e capogruppo di Italia dei Valori in Consiglio comunale a Paese.

L’ambientalista che da oltre 20 anni si batte per bloccare questi loschi affari afferma inoltre che “La gestione di questo traffico di rifiuti è stata affidata a persone poco raccomandabili, che dopo aver fatto i loro comodi, dopo aver permesso ai delinquenti di scaricare rifiuti tossici nelle nostre discariche, dopo aver ingannato la Provincia affibbiandole carta straccia al posto di garanzie finanziarie (le famose polizze fideiussorie), hanno dichiarato fallimento facendola franca”.

Zanoni sottolinea, poi, che in provincia di Treviso, in particolare a Paese, sono stati commessi tanti errori che solo ”persone incoscienti possono pensare di autorizzare discariche senza poi far pagare il conto ai cittadini”. Da parte sua l’amministratore e ambientalista si augura che la Procura della Repubblica, alla quale anche Paeseambiente si è rivolta a proposito di questa società fallita, possa far luce sui troppi lati oscuri dell’intera vicenda.

“Il fatto che la Procura della Repubblica abbia nominato un consulente tecnico per la ricostruzione dei fatti contabili e gestionali della società fallita, ci lascia una tenue speranza che la giustizia possa trionfare. Appena avremo terminato la lettura dei copiosi documenti daremo notizia del lungo elenco di creditori una cinquantina tra pubblici e privati, che in totale hanno visto andare in fumo più di 15 milioni di euro, un buco grande quattro volte quello ben più famoso provocato di Loredana Bolzan all’Ulss 9 di Treviso.

 


| modificato il:

Laura Tuveri

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