CASO LEGA, STIFFONI: "DIAMANTI? COMPRATI SOLO CON I MIEI SOLDI"
Ecco le prove mostrate dal senatore trevigiano
| Mauro Favaro |
TREVISO – Piergiorgio Stiffoni, senatore trevigiano della Lega, non ci sta più. Non ci sta più a vedere il suo nome accostato a quello dell'ex tesoriere dello scandalo, Francesco Belsito, nell'affaire diamanti che sta dando l'ennesima scossa al Carroccio. “Non voglio più stare davanti al ventilatore del fango”, sbotta. Ed è per questo che venerdì, bonifici alla mano, ha rilasciato delle dichiarazioni spontanee ai magistrati di Milano, per oltre tre ore, e sabato ha reso pubblici tutti i documenti riguardanti l'acquisto delle ormai famose pietre preziose.
C'era ancora da capire, infatti, se la sua operazione da 200 mila euro, emersa dalla intercettazioni, fosse stata fatta con i soldi della Lega, come avrebbe fatto Belsito, oppure fosse un investimento personale. Stiffoni è un treno in corsa e intende far piazza pulita di ogni dubbio. “L'investimento l'ho fatto esclusivamente con soldi miei e della mia famiglia di cui non devo rendere conto a nessuno – spiega – ha fatto un trasferimento da un conto a un altro, sempre intestato a me, e poi ho acquistato i diamanti”.
Le carte che sventola lo confermano: il 1 marzo 200.720 euro sono stati spostati da un suo conto presso la Bnl del Senato e il 6 marzo son stati girati, attraverso la banca popolare di Verona, all'Intermarket diamond business spa per l'acquisto, a suo nome, dei preziosi. La causale parla chiaro: “Pietre 13, totale carati 9,85”.
Come mai proprio i diamanti? “Le acque erano mosse e ci è capitato di parlare tra colleghi del nostro gruppo di Parlamento su come meglio investire le nostre risorse – racconta Stiffoni – in questo periodo noi non scommettiamo sull'Italia: so che alcuni hanno comprato obbligazioni al di fuori della zona euro, altri investito in opere d'arte e altri ancora, come me, comperato diamanti perché hanno una curva di valore sempre in crescita e quando aumenta l'inflazione impennano il loro valore”. L'obiettivo, quindi, era mettere al sicuro i risparmi? “Quelli di una vita, miei e della mia famiglia – aggiunge – posso pensare a non lasciare in braghe di tela i miei figli se dovessi avere un incidente? E comunque quello che faccio con i miei soldi sono solo fattacci miei”.
I fondi della Lega, insomma, non c'entrerebbero nulla. Compreso il certificato di consegna dei diamanti che sarebbe stato ritrovato dagli inquirenti. “Quello è il preventivo per l'acquisto – chiarisce Stiffoni – il documento che ho sottoscritto per completare l'operazione”. Così come non c'entrerebbero le operazioni simili portate a termine dal Belsito e Rosy Mauro. “Con Belsito non ho mai avuto alcun rapporto professionale – spiega il senatore che, assieme a Castelli, siede nel Comitato amministrativo del Carroccio e avrebbe dovuto controllare che tutti i conti fossero in ordine – abbiamo inviato quattro o cinque raccomandate all'ex tesoriere chiedendo di essere messi a conoscenza dei movimenti finanziari del partito, ma lui si è sempre rifiutato di darci le carte”.
Perché non denunciare la cosa, quindi, e lasciare quel posto? “La prima raccomandata è stata inviata il 30 novembre e l'ultima a marzo, dopo la questione Tanzania – elenca Stiffoni – in quest'ultima scrivevamo che era inutile continuare a far parte del Comitato, ma il punto è che Belsito ha detto direttamente a Bossi che ci avrebbe passato tutti i documenti e poi invece non ci dava nulla”. E questo è ciò che il senatore di Motta di Livenza ha raccontato ai magistrati. “Mi hanno fatto delle domande anche sull'ex tesoriere – rivela – ma poi ci sono cose che non posso dire”.
Poi vengono le grane trevigiane. Su questo fronte Stiffoni ne ha per tutti. Per tutti gli esponenti del Carroccio della Marca che negli ultimi giorni, dal momento in cui il suo nome è emerso nelle intercettazioni sull'affaire diamanti del Carroccio e sino alle dichiarazioni spontanee fatte dal senatore ai magistrati di Milano, non hanno fatto altro che invocare un suo allontanamento dal partito attraverso una sospensione o, addirittura, l'espulsione. A partire dal suo storico nemico, Giancarlo Gentilini, e dal suo segretario di sezione, Pierantonio Fanton.
“Quando hai a che fare con degli idioti non puoi metterti a discutere – sbotta – perché gli idioti, con la loro esperienza, ti trascinano al loro livello”. Parole durissime. “Rockefeller era solito andare a farsi tagliare la barba ogni giorno dallo stesso barbiere, ma quando questo gli ha chiesto delle informazioni sui titoli in borsa ha smesso ed è corso a vendere tutte le sue azioni perché pensava fosse impossibile avere a che fare con gente che non sa di cosa parla – ironizza il senatore – ecco, diciamo che nella Lega trevigiana comincio a vedere parecchi barbieri”.
Le bordate più grosse, però, riguardano Fanton, che giovedì gli ha recapitato una raccomandata che, dopo la polemica con il senatore sui presunti mancati versamenti al partito da parte di chi ha incarichi pubblici, ricapitolava tutti i bonifici fatti dallo stesso Fanton al Carroccio: 5 mila euro nel marzo del 2008, 900 euro a dicembre dello stesso anno, 1.800 euro a gennaio del 2011 e 1.800 il 12 aprile di quest'anno. “Ha intenzione di versare 1.800 euro all'anno? – incalza – bene, visto che il nostro statuto dice che si deve versare almeno il 15 per cento di quello che si incassa vorrei proprio vedere il suo Cud per capire se come vicepresidente di Ater e presidente di “Progetto casa” prende solo 12 mila euro all'anno”.
A salvarsi dall'ira del senatore di Motta è solamente Gian Paolo Gobbo. “L'unico intelligente a certi livelli – chiude Stiffoni – per il resto ho ricevuto tantissimi attestati di stima soprattutto da gente che non vota Lega”. E questo qualcosa vorrà pur dire.