COME SI ESPORTA LA DEMOCRAZIA E SI ASPORTA LA CULTURA.
30-09-2015 - Fuori Provincia
piero deola | commenti
L’Isis è una creazione dell’Occidente
testimonianza di Monsignor George Abou-Khazen
Il Monsignor George Abou-Khazen, francescano della Custodia di Terra Santa è vescovo della città siriana di Aleppo. Vive da 11 anni in Siria ed è la testimonianza diretta di una delle più sanguinose guerre dell’ultimo secolo. "Noi lo sappiamo bene. Tutti quanti lo sanno e tutti quanti ne sono consapevoli ma tutti quanti fanno finta di non sapere: l’Isis è stato creato dalle potenze occidentali". Monisgnor George Abou-Khazen
Blog- Cosa succede in Siria?
Mons. George – La situazione è molto difficile, come tutti sanno, e purtroppo questa situazione drammatica sta spingendo la gente a fuggire e a scappare. Ci sono varie ragioni per cui queste persone scappano e fuggono, come la sofferenza o il pericolo della morte. Ci sono molte aree (in Siria, ndr) dove è impossibile vivere a causa di questa guerra civile e intestina. Purtroppo la Siria si sta ormai svuotando della sua popolazione. E chi parte? Partono i giovani, quindi una nazione senza giovani è anche una nazione senza un futuro. Parte la gente istruita, qualificata.
Blog– Cosa sta facendo l’Europa?
Mons. George – Noi ringraziamo l’Europa per il suo senso umano e per l’accoglienza di questi profughi, però siamo di questo avviso: "Perché invece di curare gli effetti non si va subito alla radice, ovvero alla causa?" E’ risolvendo il problema alla radice che si risolve il problema dei profughi. Invece di armare i vari gruppi, addestrarli e incitarli a combattere l’uno contro l’altro, perché non obbligarli a stare insieme, a dialogare, a fare la pace? Certo, è un po’ difficile, ma non impossibile.
Blog– Molti analisti parlano della guerra siriana come una “guerra per procura”...
Mons. George – Purtroppo anche noi pensiamo sia una guerra per procura. Ognuno di questi gruppi armati fa capo a un Paese esterno che lo arma e lo finanzia. Quindi, volendo, questa guerra si può arrestare.
Blog – Gli Usa chiedono le dimissioni di Assad, Mosca vuole che resti al potere per aprire una transizione pacifica. Chi ha ragione dei due?
Mons. George – Gli americani dicono che per risolvere tutto Assad deve lasciare, ma lasciare che cosa? E il vuoto che si creerà? I russi invece dicono che Assad è un presidente di una nazione libera e indipendente, rieletto dalla sua stessa popolazione, lasciate che sia la sua popolazione a decidere se deve rimanere o deve andar via. E credo che questa sia la posizione più giusta.
Blog– Crede che un intervento militare della Nato possa essere la soluzione?
Mons. George – Noi siamo contrari a qualsiasi intervento militare. La guerra non ha mai risolto questioni. Noi siamo convinti al 100% che quello che loro credono di fare con un intervento militare si può fare in modo pacifico. Basta chiudere il rubinetto e le cose andranno bene.
Blog – La Germania ha annunciato di voler accogliere i rifugiati siriani, ma poi ci ha ripensato. Anche gli Usa si sono aperti all'accoglienza. Secondo lei perché?
Mons. George – L'Europa del Nord e gli Stati Uniti si sono detti pronti ad accogliere questi siriani, è vero, ma io credo che lo abbiano fatto per ripulirsi un po' la coscienza, perché non ce l'hanno tanto pulita.
Blog – A cosa si riferisce?
Mons. George – Vedete, oggi la comunità internazionale si trova nella difficoltà di voler mettere pace, ma continua a vendere armi e queste armi sono mescolate col sangue degli innocenti. Quindi, per favore, il mio appello è questo: non vendete più armi. Tra l'altro, noi sappiamo anche che l’Isis oggi è in possesso di giacimenti di petrolio e di gas, e che lo sta vendendo. Ma chi lo sta comprando?
Blog – La Turchia?
Mons. George – Sì la Turchia e qualche altro Paese tramite la Turchia. La cosa più pericolosa però è che stanno vendendo tutto il tesoro artistico e archeologico dell’Iraq e della Siria. Ciò che non possono vendere, invece, lo stanno distruggendo. Stiamo parlando di un giro di miliardi per queste opere artistiche.
Blog – Eppure, nonostante gli stalli, i negoziati di adesione di Ankara all’Ue sono ancora aperti…
Mons. George – La Unione Europea aveva cominciato un processo che per noi era logico: a chi voleva essere membro o avere delle relazioni con l’Unione Europea aveva imposto delle regole, come i diritti dell’uomo, la libertà religiosa, eccetera. E speriamo che l’Europa continui su questo percorso, perché con quello che stiamo vedendo, anche nella stessa Turchia ad esempio, dove c'è un radicalismo religioso che pian piano sta nascendo. Prima era un Paese laico, mentre oggi i governanti non sono più laici, bensì islamici. E poi noi abbiamo una esperienza poco felice (con la Turchia, ndr), perché molti di questi combattenti stranieri provengono proprio da lì. Insomma, io credo che aprire gli occhi non faccia mai male.
Blog – L’Isis cos’è?
Mons. George – C’è questa organizzazione dello Stato Islamico che occupa gran parte della Siria, dicono più del 50% del territorio, quello dove c’è la ricchezza nel sottosuolo, ovviamente, e dove ci sono poche persone. Il punto è che noi lo sappiamo bene. Tutti quanti lo sanno e tutti quanti ne sono consapevoli, ma fanno finta di non sapere. La nostra lettura è questa: dalle potenze occidentali è stato creato l’Isis, che oggi è sostenuto anche da altri Stati come quelli del Golfo.
Blog – Torniamo ai rifugiati: come fermare gli sbarchi?
Mons. George – Mi domando perché l’Europa e l’Occidente, che stanno sfruttando quest’Africa per cercare oro e petrolio, non pensano di fare un piano di sviluppo per questa povera gente. Cioè, creategli nel loro Paese delle opportunità di lavoro, portate fabbriche, istruzione, conoscenza. Questo si può fare ed è un bene economico sia per il Paese che esporta, sia per quello che importa, dove vengono realizzati questi piani di sviluppo. C’è una buona parte della comunità cristiana e delle minoranze della Siria che lasciano le loro terre, sono gruppi storici come i Caldei, gli Assiri, i Siriaci, che hanno migliaia di anni di storia, lingue e tradizioni che perdono quando sono costretti ad abbandonare le proprie città. E’ un peccato, un impoverimento per tutti. Perché non li si aiuta con lo sviluppo affinché questa gente possa restare nel proprio Paese? Costerebbe all’Europa e all’Occidente molto meno di quanto costa l'accoglienza dei migranti.