Come superare la crisi di mezza età
RUBRICA - "Il tè delle cinque" con Fanni Guidolin
| Fanni Guidolin |
RUBRICA - La fine della giovinezza si sposta sempre più in qua nel tempo, oggi accettiamo l’idea di aver raggiunto la mezza età mediamente a 45 anni. Insomma, la crisi quando arriva arriva, ma per prepararci al fatidico appuntamento, il prof. Setiya, docente al Mit di Boston, suggerisce di concentrarsi sul presente, senza porre attenzione al passato né al futuro e affidare il nostro equilibrio interiore ad attività prive di scopo, anziché farlo dipendere dal continuo compimento di progetti che una volta terminati lasciano comunque un terribile senso di vuoto
Una ricerca sul tema condotta da Hannes Schwandt, ricercatore a Princeton e durata dieci anni ha analizzato sia il benessere delle persone in diversi momenti della loro vita, sia le loro aspettative. La ricerca è stata condotta in Germania su oltre 23 mila persone. Salute, lavoro, famiglia: sbagliamo quasi su tutto, proprio perché ci aspettiamo troppo. Tendiamo a sottovalutare la possibilità di subire eventi negativi. Tutti ci aspettiamo di avere una vita più sana rispetto alla media. Il divorzio capiterà solo agli altri e il lavoro che troveremo non lo perderemo più. Così, quando si tocca il fondo per qualsiasi motivo, dobbiamo fare i conti con la realtà e siamo obbligati a decidere solo una cosa: risalire, per non soccombere. Che anche se non sappiamo come fare, la scienza ci viene in aiuto: "quando si scivola in basso, l'essere umano non può che tonare a galla".
Osservare la propria esistenza anche quando la vita personale e professionale va per il meglio ma scatena comunque un disagio, ci aiuta a capire che all’origine di tutto c’è il nostro attaccamento alla vita. Prima o poi la consapevolezza che non siamo immortali diventa concreta. Certamente, una storia personale dolorosa può acuire la crisi: matrimoni naufragati, solitudine, lavori frustranti, problemi di salute annientano spensieratezza e fiducia. Anch'io a 48 anni appena compiuti, ho capito che vivere rincorrendo un progetto dietro l’altro mi condannava a una perenne instabilità, perché significava far dipendere il mio benessere da un fine che per sua natura, una volta raggiunto, si estingue lasciando un vuoto. Questo mi rendeva più vulnerabile alla crisi, senza contare che i progetti fondamentali si concentrano nella prima metà della vita, facendomi sembrare la seconda priva di senso.
Da qui ho colto l'invito a vedere l’importanza delle attività prive di scopo, quelle che infondono equilibrio senza scadenza, come trascorrere del tempo con gli amici, o un rapporto amoroso che non è fatto di obiettivi da raggiungere ma di momenti piacevoli appaganti. Oppure arricchirmi gli occhi di arte e cultura. Piccoli viaggi nel week end al posto di gioielli da mettere al dito. Sono riuscita quindi a trasformare la mia ansia in energia e l’energia in scrittura. Al fine di scrivere e descrivere, ho imparato ad osservare le persone, i loro movimenti, immaginandone i pensieri, capendo come ragionano, come funzionano nelle relazioni. Ho imparato a pensare che l’esistenza è un processo e non una sequenza di fasi, e che le piccole cose, infondono appagamento per tutta la vita, anche quando essa stessa ti sembra terribile. Mi ha aiutato lo studio certo, mi ha dato gli strumenti per vivere bene la mia seconda metà della vita. E per aprire un libro, non è mai troppo tardi.