"Con questo sistema sanitario in Veneto reggeremo al massimo un altro mese""
Preoccupato Massimiliano Paglini, segretario della Cisl di Treviso e Belluno, per il quale i problemi nascono dai tagli operati negli ultimi anni.
TREVISO - Massimiliano Paglini è segretario confederale della Cisl di Treviso e Belluno da poco più di un mese. L’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia è il fronte lungo il quale sta muovendo i suoi primi passi alla guida di una organizzazione territoriale che nelle due province conta quasi novantacinquemila iscritti.
Preoccupato, segretario?
Preoccupatissimo direi. Se è vero che un po’ di responsabilità ce l’abbiamo, dall’altra parte non c’è chiarezza riguardo alle disposizioni delle autorità. Che si contraddicono peraltro.
In che senso?
Non si può invitare a spendere con il cashback” e poi pretendere che la gente non esca di casa.
Zaia ha chiesto il lockdown in Veneto: che ne pensa?
I problemi strutturali della nostra regione sono dovuti alle carenze del sistema sanitario veneto che pure si annovera tra i migliori del Paese
Il problema dunque dove sta?
Se il Veneto, pur avendo aumentato i posti in terapia intensiva con il piano Covid è comunque in sofferenza vuol dire che c’è qualcosa che non torna. Ma è un problema non di adesso e più generale.
E cioè?
Dobbiamo ricordare il taglio ai finanziamenti della sanità di questi questi anni? La situazione è al collasso: il personale sanitario è stanco e provato. L’andamento della curva epidemiologica in Veneto non lascia spazio a troppe illusioni?
Cosa intende?
Che non reggeremo più di un mese. Manca personale sociosanitario, soprattutto infermieristico qualificato come andiamo ripetendo da tempo. Ma è tutta la rete territoriale a non funzionare. Problemi che vengono da lontano e che naturalmente vengono amplificati nella contingenza pandemica in cui ci troviamo.
I possibili 24 miliardi previsti dal Recovery fund per la nostra Regione andrebbero investiti in buona parte nel sistema sanitario?
Più un generale sul sociale: le reti di tutela reti sanitarie e socio assistenziali sono un’area grigia che nell’emergenza Covid hanno rivelato tutta la loro debolezza. Dobbiamo stare all’erta: siamo disarmati davanti ai decessi quotidiani. Settecentomila morti sinora, più dell’ultima guerra
In termini di disoccupazione e di crisi delle attività produttive, come è la situazione nella Marca al momento?
Sul territorio la domanda di lavoro c’è. Penso a Elettrolux piuttosto che a De Longhi che stanno lavorando a pieno ritmo. Si tratta piuttosto di indirizzare l’offerta, riqualificandola attraverso percorsi di formazione: una operatrice del terziario - addetta alle pulizie, poniamo – mica può essere catapultata in una industria.
Il 31 marzo ci sarà però lo sblocco dei licenziamenti…
Oggi più di ieri, chi perde il lavoro può usufruire di tutele e indennizzi ma realisticamente non possiamo pensare che il sistema regga in una situazione di blocco costante. Servono politiche attive e ammortizzatori che consentano di non scollegare il lavoratore al lavoro.
Il suo augurio per questo Natale così particolare?
Auguro che tutti coloro che operano nel sociale, ognuno per la propria parte, si adoperino perché ci sia lavoro per tutti.