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16 agosto 2024

Vittorio Veneto

Cordignano, Lorenzo racconta la body suspension: “Mi sono fatto appendere con con due ganci sotto pelle”

Un rito antichissimo che pochi praticano: “Mi fa sentire vivo”

| Stefania De Bastiani |

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| Stefania De Bastiani |

Lorenzo Baldassin

CORDIGNANO - Non chiamatela pratica estrema, perché di estremo o pericoloso non ha nulla. Parola di Lorenzo Baldassin, che in prima persona ha provato la “Body suspension”, pratica che prevedere la sospensione in aria del corpo attraverso dei ganci che vengono momentaneamente inseriti sotto pelle. Lorenzo è di Cordignano e spiega che, in un paesetto come questo, il richiamo - perché di richiamo si tratta - a certe pratiche “te lo vivi in solitaria”. “Avevo 11 anni - ricorda Lorenzo - quando ho visto per la prima volta un video di sospensione corporea. Ero un bambino, ma ne ero così incuriosito che mi è rimasto il tarlo in testa finché non sono riuscito a provarlo”. Ma partiamo dalle basi: cos’è la “body suspension”?

“E’ una pratica antica, un rito, una forma di body art in cui il corpo rimane sospeso da terra attraverso dei ganci che vengono inseriti sotto la pelle - spiega Lorenzo -. I ganci, sterilizzati, possono essere posizionati ovunque: sulla schiena, sulle gambe, sulla fronte, sulle braccia, purché il peso e la tensione siano distribuiti pari per ogni gancio. Ovviamente non ci si può improvvisare ma bisogna sempre affidarsi a professionisti con un bagaglio di esperienza alle spalle. Come per tutte le cose, c’è una continua sperimentazione anche in questo settore. Nonostante sia un rito millenario che appartiene ad altre culture, c’è una continua ricerca e innovazione”.

E tu quando e come l’hai provata? “Dopo anni di riflessione - non ci si butta in certe cose - sono riuscito a trovare un professionista a Milano a cui affidarmi. E’ dura far capire alle persone, anche ai tuoi amici più intimi e alla tua ragazza, perché si vogliono fare certe cose: io sono uno che sbianca dal dentista, e poi mi faccio quattro ore di treno per farmi agganciare. Eppure è una cosa profonda, ed è anche il contesto di questo mondo che mi attrae, mi affascina. A novembre, dicevo, sono riuscito a trovare un professionista e sono andato a Milano. Le mie aspettative sono state addirittura superate. Paco, che mi ha seguito, è riuscito a creare un ambiente coinvolgente e a far sì che, dopo ore di conversazione e meditazione, mi lasciassi andare e mi affidassi a lui. La prima volta mi sono fatto inserire due ganci sulla schiena, la posizione si chiama suicide, e sono rimasto in sospensione 40 minuti. Il dolore c’era ma ha lasciato in fretta il posto all’estasi: ti stacchi da terra, in senso letterale ma anche figurato. Capisci tante cose, ti si smonta tutto, si vanificano i concetti di dolore, di limite. La seconda volta, mesi dopo, sono tornato e ho provato la posizione chiamata scorpion: i ganci si mettono alle ginocchia e tu sei appeso a testa in giù. Questa seconda esperienza è stata ancora più dolorosa della prima ma il blackout mentale che ho provato nel momento del distacco è stato molto più forte, spirituale, ho sentito una pura connessone mente-corpo. Fa male, ma arrivi a un punto in cui dici: ok, non può fare più male di così”.

 

Lorenzo ha molti tatuaggi, piercing, una stella in silicone sotto pelle e la lingua biforcuta. C’è un collegamento tra la body suspension e la modificazione corporea? “E’ una pratica legata al mondo dei piercing e dei tatuaggi, ma non c’è una vera e propria connessione, anche se il 90% delle persone che la pratica ha piercing e tatuaggi. La cosa fondamentale è non avere dubbi, lasciarsi andare ed affidarsi al professionista. La sospensione si può fare anche in gruppo, e può durare anche ore. Puoi stare fermo, o muoverti e dondolarti. Chi ti sta intorno ti dà una mano a livello energetico”.

E gli amici cosa ti hanno detto? “E’ raro che le persone ti capiscano, non fa parte della nostra cultura e viene vista come una stranezza. Non è che siamo stupidi che ci divertiamo a farci del male e a farci appendere, è una pratica che esiste da migliaia di anni, e prevede una meditazione, una preparazione. E’ un rito che coinvolge corpo e mente e li collega: il dolore si trasforma in piacere e alla fine ti rilassi. E’ una cosa che non ha nulla di pericoloso: ci sono sport molto più estremi, più “da pazzi” a parer mio. E’ un modo di mettersi alla prova. Le sospensioni, al di là di quello che si possa erroneamente pensare, sono per chi ama la vita, per chi la apprezza - conclude Lorenzo - si tratta di un momento di accettazione. A me hanno fatto sentire vivo, e capire come il corpo ha una certa soglia di dolore: in questo modo lo accetti, e lo apprezzi”.

In foto Lorenzo Baldassin in sospensione

 


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Stefania De Bastiani

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