Crisi ristorazione tra Conegliano e Vittorio Veneto: calo fatturato di oltre un milione
CONEGLIANO - Profondo rosso per i ristoranti del Vittoriese-Coneglianese. Sono costate “care” le chiusure causa Coronavirus. E pesano ancora di più sui bilanci quei “dieci” giorni, fine settimana lungo di Pasqua-Pasquetta, 25 aprile e la “tre giorni” del Primo Maggio: tutte feste che di solito portano il pienone attorno alle tavole. Senza dimenticare che con la riapertura del ponte del 2 giugno, per motivi ben rinomati, non ci potevano essere i pienoni. Su un campione di 40 locali il calo dei fatturati va da 1-1,3 milioni di euro (indagine di mercato effettuata dalla Lago.com). “Un duro colpo” commenta Tino Vettorello titolare del ristorante “Tre Panoce” di Conegliano e riconosciuto per l’organizzazione in eventi come la Mostra del Cinema di Venezia e le Olimpiadi invernali di Sochi e Vancouver (con altri ristoranti ha 50 dipendenti). “La mia preoccupazione è mantenere i posti di lavoro. Servono aiuti ma non soldi a fondo perduto sia chiaro. Ma l’abbattimento del costo del lavoro, che non significa taglio degli stipendi, anzi chi lavora nel nostro settore va premiato. Taglio delle tasse e sburocratizzazione sono fondamentali in questo momento che vede un settore trainante come il turismo oggi più che mai penalizzato”.
Vettorello sottolinea: “va elogiato l’impegno del presidente dei Sindaci della Costa Veneta Pasqualino Codognotto per quanto riguarda l’impegno profuso per tutelare l’economia turistica”. Un duro colpo anche per il settore dell’ortofrutta che nella fattispecie perde circa 200 mila euro. Valerio Nadal presidente del Condifesa TVB (oltre 10mila imprese associate) analizza il problema: “nelle tavole dei nostri ristoranti non mancano frutta e verdura. E il comparto ha subito una crisi senza precedenti. Se poi ci aggiungiamo gli sconvolgimenti climatici divenuti ormai una costante la situazione è drammatica. Il Condifesa continuerà nell’obiettivo di tutelare il reddito dei suoi associati”. Non è un caso se dall’indagine Istat emerge che il crollo delle attività di ristorazione per lo stop forzato di alberghi, bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi ha avuto un effetto negativo a valanga sull’agroalimentare nazionale con una perdita di fatturato di almeno 1,5 miliardi per i mancati acquisti in cibi e bevande A soffrire sono state anche le piccole cantine, paralizzate dalla chiusura del canale Horeca (hotellerie-restaurant-café).
Sulla questione interviene anche Franco Passador direttore generale di ViVO Cantine, una delle più importanti realtà produttive del Veneto Orientale, con 10 cantine, 70 milioni di chili d’uva lavorata, 30 milioni di bottiglie esportate e un fatturato consolidato che supera i 110 milioni di euro. “A registrare le contrazioni più rilevanti è sicuramente il segmento HoReCa ove si sono registrati cali di consumo assolutamente preoccupanti a causa del lockdown della ristorazione nonché per l’azzeramento del flusso turistico. Perdite non compensate dall’aumento delle vendite nella grande distribuzione. Non solo. Ne risente in modo consistente anche l'esportazione, principalmente verso i nostri partner europei, in primis Germania e Regno Unito, dove si registrano le stesse problematiche”.