Dalle risorgive di Carbonera, i radicchi e gli ortaggi di Daniele

Storia e gloria dei Colladon Tempesta

| Sara Armellin |

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CARBONERA - Terra, passione, amore e rispetto per la storia della propria famiglia: questi sono gli ingredienti, semplici ma mai banali, alla base delle scelte di Daniele, classe 1998, che all’età di vent’anni ha avuto la possibilità e il coraggio di aprire la sua azienda agricola. Scegliendo, non a caso, di appellare la neonata azienda semplicemente con il suo cognome, Colladon Tempesta, che a discapito dell’aspetto altisonante da blasonata casa nobiliare, ha origini tutt’altro che araldiche.

Infatti il nonno Bruno Colladon, classe 1935, perse il padre durante il bombardamento di Treviso del 7 aprile 1944: senza troppe carte o permessi burocratici, fu cresciuto insieme ai suoi fratelli dallo zio materno, che di cognome faceva Tempesta e non aveva figli. Da qui l’origine del doppio cognome, che racchiude una prova di resilienza e di possibilità di rinascita. Come poi effettivamente avvenne nella vita di Bruno.

In quel di Carbonera, nella fertile pianura ricca di risorgive e di acque cristalline ai margini del Parco della Storga, piantò famiglia e campi insieme alla moglie Carlina, lavorando come mezzadro le terre dei Conti Passi. Nel 1965, a seguito del riscatto di terra e casa, diede il via alla sua piccola attività agricola nel tipico schema di economia circolare: un po’ di maiali e un paio di vacche, animali da cortile, seminativi e orto. Poi negli anni 80 arrivò la passione per il radicchio: con tanto lavoro e infinita tenacia, Bruno riuscì a ricavarne un’ottima produzione vista anche la particolare presenza di acqua sempre fresca di risorgiva.

Ma, come in tante famiglie contadine, i figli decisero poi di non basare la propria esistenza sulla terra: studiarono, si sposarono, intrapresero altre scelte di vita. I campi restarono, ma man mano che nonno Bruno invecchiava, pur non perdendo mai la voglia di alzarsi ogni giorno e andare in orto e in stalla, la famiglia decise pian piano di ridurre le bestie, fino a rinunciare a polli e vacche, ripiegando solo sui maiali per uso personale. In questo contesto, poco prima degli anni duemila, nacque Daniele, che passava con gioia i pomeriggi, i fine settimana e le estati seguendo il nonno tra vigneto, stalla e campi: una volta diplomato al Cerletti, venne quasi naturale il passaggio dell’attività da nonno a nipote.

Nel 2019 Daniele si prese in carico i 10 ettari tra seminativi e orto, aprendo ufficialmente la vendita al pubblico di ortaggi nel 2021, giusto in piena pandemia. Che, vedendo il bicchiere mezzo pieno, è stata un’ottima occasione per entrare ancor più in contatto con la comunità locale. La bontà degli ortaggi e il sorriso genuino di Daniele hanno fatto il resto: il passa parola funziona e ora, nei 4 giorni di apertura, i clienti non mancano. Le orticole a disposizione sono le classiche di stagione, per un totale di più di 40 colture.

Fiore all’occhiello è il radicchio tardivo, che Daniele coltiva e fa imbiancare seguendo passo passo gli insegnamenti del nonno: i mazzi legati a mano, posti al buio con le radici immerse nelle limpide acque di risorgiva, ricacciano costanti i croccanti germogli, che poi Daniele pulisce a mano per offrire un prodotto genuino e, da quel che si dice in giro, di altissima qualità. Merito di tanta pazienza, amore e dedizione.

Nel piccolo e curatissimo punto vendita di Carbonera, oltre agli ortaggi di stagione freschi di raccolto, si trovano anche alcune conserve fatte in un laboratorio esterno con le verdure dell’azienda: tra i prossimi progetti di Daniele c’è infatti quello di aprire una sua Piccola Produzione Locale, per potersi produrre in autonomia sottoli, sottaceti e confetture, nonché poter vendere gli insaccati che “fa su” ogni anno coi i maiali di casa. Sorridendo, ci racconta che quest’anno ha ampliato la superficie seminativa per produrre farine e pasta con il proprio grano duro: sperando che il raccolto vada meglio rispetto all’anno precedente.

Gli piacerebbe poi provare anche a panificare: ma le braccia sono due, mentre i progetti volano più veloci della tempesta. Perché la forza dell’agricoltura giovane è questa: creatività e idee continue, con le radici ben salde nella terra e la mente libera di viaggiare alla ricerca del proprio equilibrio agricolo. L’augurio che facciamo a Daniele è di continuare con energia e coerenza a portare avanti sempre nuovi progetti, forte della sua terra e degli insegnamenti avuti in dono dalla sua famiglia.

 



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Sara Armellin

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