DISABILE DOPO IL PARTO, LA CORTE D'APPELLO ALLUNGA IL CALVARIO
Il tribunale di Venezia rinvia la decisione sul ricorso dell'Ulss 9
| Mauro Favaro |
TREVISO – Niente da fare. Non bastano una sentenza di primo grado e nove anni di attesa per riuscire a incassare un risarcimento danni stabilito dal tribunale di Treviso.
Così P.D.G., 50enne un tempo residente a Silea e ora trasferitasi in un’altra regione, dovrà aspettare ancora per sapere se e quando l’Ulss 9 le verserà quei 2,6 milioni a titolo di indennizzo, come recita la sentenza emessa a marzo, per la nascita di suo figlio Andrea, venuto alla luce 17 anni fa con una lesione al cervello che l’ha costretto in uno stato vegetativo a causa, stando a quando riconosciuto dal tribunale, di una colpa professionale nell’operato dell’equipe che avrebbe seguito il parto con imprudenza e imperizia.
L’Ulss 9, infatti, ha fatto ricorso in appello e chiesto la sospensione di quanto deciso in primo grado. E la Corte di Venezia, nell’udienza del 14 dicembre nella quale madre e figlio si sono presentati davanti ai giudici, ha rinviato la decisione a data da destinarsi. «Speriamo di ricevere una buona notizia entro Natale – si augura l’avvocato della signora, Bruno Barbieri – perché il risarcimento danni avrebbe senso adesso, mentre tra 10 anni potrebbe non averlo più».
L’Ulss, dal canto suo, continua a mettere in luce tutte le difficoltà nel far fronte a un esborso del genere, solo parzialmente coperto dalle assicurazioni. «Non chiediamo l’elemosina, ma quello che è dovuto – conclude l’avvocato – e di certo non è proprio il caso in cui la famiglia, in attesa del secondo grado, scapperebbe con i soldi».