Dopo la bocciatura del Ddl Zan c'è chi nel Palazzo si dichiara omosessuale
Il coming out dell'ex ministro grillino Vincenzo Spadafora. L'opinione di Anna, attivista Lgbte e cattolica praticante: "Si è persa l'occasione di dare un segnale di civiltà al nostro Paese"
TREVISO - La classe politica italiana, dai cui scranni un paio di settimane fa è andato in scena uno spettacolo poco edificante e tanto disdicevole non appena affossato il Ddl Zan, è la stessa tra le cui fila qualcuno si è fatto coraggio nelle scorse ore dichiarandosi omosessuale. “Chi ha un ruolo pubblico, politico come il mio, ha qualche responsabilità in più. Ho deciso di dire ora di essere omosessuale per me stesso, perché ho imparato forse molto tardi che è molto importante volersi bene e soprattutto rispettarsi”. Questo il coming out dell’ex ministro Cinquestelle Vincenzo Spadofora, cattolico militante, nel libro “Senza riserve” e durante l’ultima puntata di “Che tempo che fa” su Rai3, condotta da Fabio Fazio.
Sul coming out di Spadafora e sul decreto Zan abbiamo raccolto l’opinione di Anna, attivista Lgbte della Sinistra Piave, omosessuale credente e praticante, che giusto un anno fa raccontò in esclusiva ai nostri lettori la sua storia.
Ha fatto bene Spadafora ad andare in televisione e in libreria?
Ho visto in diretta il coming out di Spadafora. Oltre che a provare un’umana tenerezza, ho trovato il suo uscire allo scoperto un atto di coraggio. Come uomo, come politico e come cristiano.
Servono queste testimonianze?
Credo che il coming out sia una cosa strettamente personale. Sta ad ogni persona capire quando e se e' il momento giusto di uscire allo scoperto. E credo che questa scelta implichi il massimo rispetto. Allo stesso tempo, penso che il coming out pubblico, possa aiutare e dare coraggio a quelle persone che ancora fanno fatica a riconoscersi, o nelle famiglie in cui si fatica ancora a parlare di determinati argomenti.
Torniamo al Ddl Zan: si è fatta un’idea del motivo per il quale realmente non è passato al Senato?
Credo che il Ddl Zan non sia passato per motivi politici. Anche ideologici, ma per lo più politici. Sapendo quanto il Pd e quasi tutta la sinistra e parte dei 5 stelle tenessero al decreto, si e' puntato più al "dispetto politico" piuttosto di dare ascolto al volere effettivo dei cittadini, come poi è stato riscontato nelle piazze.
Un’altra occasione persa da questa classe politica
A livello ideologico si è puntato a bocciare il decreto solo per quanto atteneva "la parte lgbt+", dimenticando soprattutto le discriminazione riguardanti il razzismo, la misoginia e l'abilismo.
Una mediazione in più avrebbe magari salvato il decreto…
Forse una mediazione avrebbe salvato la legge, ma sarebbe stata una legge monca, priva delle sue parti fondamentali.
Tutto da rifare adesso. Ma si potrà ripartire dal punto in cui il percorso è stato interrotto?
Non so se sia tutto da rifare oppure se si possa possa ripartire. Diciamo che si è persa l'occasione di dare un segnale di civiltà al nostro Paese. Allo stesso tempo la risposta della gente nelle piazze ha fatto capire la necessità di una legge che tuteli le minoranze.
Un punto controverso e molto discusso del Ddl Zan era quello della cosiddetta educazione gender
La questione dell'educazione nelle scuole e' una cosa delicata. Da volontaria di Agedo Treviso (associazione di genitori e amici di persone LGBT+) posso testimoniare che da qualche anno, insieme a psicologia e volontari, stiamo portando avanti alcuni progetti all'interno delle scuole superiori grazie ai quali per alcune ore parliamo con i ragazzi di queste tematiche.
E funziona?
Alle volte risulta ostico più per gli ostacoli posti da genitori e insegnanti che per volontà dei ragazzi.
Da cattolica avverte delle incongruenze?
Da credente penso che un’educazione all'affettività nelle scuole possa far crescere valori come il rispetto dell'altro nella sua identità e affettività. Valori che si sposano col cristianesimo.